Politica

Quando il giurista Conte difendeva l’illegale metodo Stamina

Dopo i misteri sulla frequentazione della New York University, un'altra ombra rischia di minare la figura del premier in pectore

Non c’è pace in queste ore per Giuseppe Conte, l’uomo scelto da Lega e Movimento Cinque Stelle per guidare un eventuale governo giallo-verde.

Dopo la grana sull’effettiva frequentazione della New York University ed i dubbi che si sono generati in scia, per quel che riguarda gli studi agli atenei di Cambridge e Vienna, un altra situazione imbarazzante rischia di far scricchiolare la posizione di Conte. Il nuovo problema si chiama Stamina, il metodo di cura il cui padre fu Davide Vannoni, prima avversato dalla scienza e poi dichiarato illegale dalla magistratura. Conte, nell’esercizio della sua funzione di legale difensore di una coppia la cui figlia si chiedeva venisse curata con il protocollo Stamina, assunse una durissima posizione contro la magistratura.

Ripercorriamo la vicenda. La piccola Sofia era stata colpita da leucodistrofia metacromatica, una patologia che progressivamente conduce alla paralisi ed alla cecità. Dopo un susseguirsi di somministrazione della terapia legata al metodo Stamina ed interruzioni date da ordinanze della magistratura, nonostante i genitori sostenessero un miglioramento delle condizioni di Sofia, la bambina morì il 31 dicembre del 2017.

Nei giorni che precedettero la morte di Sofia, Conte assunse la difesa della bambina ed ebbe a dichiarare: “I tempi della malattia di Sofia e l’accelerazione da questa impressa non si confanno ai distinguo dei responsabili sanitari e ai tempi richiesti dalle verifiche giudiziarie in corso. Chiedo a tutte le Autorità e a tutti i Responsabili sanitari, come pure a tutti i nostri interlocutori in questa drammatica vicenda di assumersi la responsabilità – in scienza e coscienza, e ciascuno per quanto di sua competenza – di assicurare a Sofia il celere completamento del trattamento terapeutico già iniziato”.

La netta presa di posizione da parte di Conte, è confermata dalla mamma di Sofia, Caterina Ceccuti la quale ha affermato: “Il professor Conte dimostrò una grande sensibilità alla causa di Sofia perché non volle nulla in cambio, lo fece pro bono, perché penso si sentisse toccato dalla vicenda avendo anche lui un figlio più o meno della stessa età”.

Conte fu promotore di una Fondazione, la ‘Voa Voa’, finalizzata a sostenere la “libertà di cura” anche attraverso il metodo Stamina. A tal proposito, tra i primi beneficiari della Fondazione, c’era proprio la ‘Stamina Foundation’ creata da Vannoni.

Già, Vannoni. Colui che tanto bene ha avuto da Conte, oggi afferma di non conoscerlo. Intervistato ieri nel corso della trasmissione radiofonica RAI, ‘Un giorno da pecora’, Vannoni ha dichiarato: “Non c’è nulla di vero, non ho mai conosciuto Giuseppe Conte e non ci ho nemmeno mai parlato direttamente. Conte è uno dei mille avvocati che hanno sostenuto altrettante richieste di pazienti che cercavano di ottenere le cure Stamina presso l’Ospedale di Brescia”. Parimenti, Vannoni ha smentito che la Fondazione ‘Voa Voa’ abbia finanziato la ‘Stamina Foundation’: “Assolutamente no, noi non abbiamo mai preso soldi dai pazienti in cura né tramite altri soggetti”.

Come spesso accade, non si riesce a capire da che parte stia la verità vera. Resta un altro velo d’ombra che non fa bene al momento politico e men che meno può avvolgere Palazzo Chigi.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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