Speciale crisi di Governo

QUATTRO GIORNI PER UN GOVERNO GIALLOROSSO MA IL PD E’ SPACCATO

Mattarella concede tempo. Salvini ignorato da Di Maio, bacchettato da Berlusconi, manda la Meloni su tutte le furie per la sua apertura al M5S

Al termine dei due giorni di consultazioni, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deciso di concedere tempo alle forze politiche sino a lunedì: martedì darà il via a nuove consultazioni per capire se i partiti, Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico in particolare, hanno trovato un’intesa che possa agevolare i presupposti per la nascita di un nuovo Esecutivo. Con ogni probabilità, al momento, salvo colpi di scena, il quadro che si delinea è quello di un Governo a guida PD-M5S.

Il leader della Lega, Matteo Salvini ha tentato sino all’ultimo di ricucire il rapporto con i pentastellati ma il leader del M5S, Luigi Di Maio lo ha letteralmente ignorato, evidentemente perché ormai pensa ai Dem come alleati del Movimento Cinque Stelle, anche se è consapevole del fatto che il suo ruolo nel prossimo eventuale Governo giallorosso lo relegherà dietro le quinte.

L’apertura di Salvini nei confronti del M5S ha mandato su tutte le furie la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che. riferendosi al leader leghista, ha tuonato: “Era chiaro che non ci si poteva fidare. A sorpresa la Lega apre a un nuovo accordo con il M5s. Un bazar che non fa bene alla politica e al quale Fratelli d’Italia non intende partecipare. Basta giochi di palazzo. Elezioni subito”.

Per Salvini, le batoste non sono finite lì: a metterci del proprio ci ha pensato anche il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi il quale, dopo averlo punzecchiato per il suo atteggiamento antieuropeista, ha definito come “avventuristica” l’alleanza con il M5S siglata 14 mesi fa.

Nel merito di un percorso che conduca verso un Governo PD-M5S, per i pentastellati paiono non esserci problemi. Nella serata di ieri infatti, i vertici del M5S hanno avuto il via libera dall’assemblea dei gruppi ad avviare un confronto con i Dem. I dieci punti programmatici del Movimento Cinque Stelle sono stati definiti dal Segretario del PD, Nicola ZIngaretti, un “quadro su cui lavorare”. Ben si incastonerebbero con i cinque punti licenziati favorevolmente dal Nazareno. Le due delegazioni si incontreranno stamane. Attori del confronto, i capigruppo M5S Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli da una parte, Andrea Marcucci, Graziano Delrio ed i vicesegretari Andrea Orlando e Paola De Micheli dall’altra.

I Cinque Stelle chiedono tra le altre cose, il taglio dei parlamentari, la tutela dell’Ambiente, la riforma della Giustizia, del sistema bancario ed il conflitto di interessi. Prima di ogni cosa però, la riforma costituzionale che, Di Maio ha sottolineato essere una “priorità in Aula”.

Il Partito Democratico, dal canto suo chiede la “vocazione europeista” dell’Italia, la centralità del Parlamento, la sostenibilità ambientale, nuove politiche migratorie e la svolta delle ricette economiche e sociali.

Il cammino verso un’intesa tra Dem e grillini è però minata da una spaccatura all’interno del Partito Democratico. I renziani, fautori dell’accordo, ritengono che ci sia nel PD chi vuole “rendere più difficile la trattativa” con il M5S. Ai fedelissimi di Matteo Renzi non è andata affatto giù la decisione del Segretario Zingaretti, di aver reso “non negoziabili” i punti stabiliti dal PD, cosa che potrebbe inficiare il buon esito delle trattative.

Il Movimento Cinque Stelle si è intanto riunito nella serata di ieri per un confronto sui passi da intraprendere nelle trattative con i Dem. Erano presenti il leader, Di Maio, i capigruppo Patuanelli e D’Uva, i ministri Fraccaro e Bonafede vicinissimi a Di Maio, i pasionari Alessandro Di Battista e Paola Taverna. Inoltre, il Sottosegretario con delega all’Editoria, Vito Crimi.

Al termine dell’incontro, nella notte, Di Maio ha rilasciato alcune dichiarazioni a ‘Il Corriere della Sera’. Per il leader pentastellato, l’accordo per un Governo con il Partito Democratico passa obbligatoriamente dal taglio dei parlamentari: “Una riforma storica che si deve fare”, ha spiegato. Di Maio ha argomentato anche la sua contrarietà ad elezioni anticipate, per il fatto che comporterebbero fatalmente “un aumento dell’IVA”, oltre a “migliaia di lavoratori – che potrebbero ritrovarsi – senza un’occupazione”. Il Capo del M5S ha chiarito che con la Lega non esistono più margini per agevolare un ripristino dei rapporti. Tuttavia ha scelto di non entrare nel merito dei tre punti sottoposti dal PD: “Non commento indiscrezioni”, ha affermato. Infine, sul fatto che l’alleanza con i Dem risulta sgradita alla base pentastellata, Di Maio ha affermato che si tratta di “strumentalizzazioni”, aggiungendo che i militanti “hanno fiducia nel Movimento”.

Antonio Marino

Mostra Altro

Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
Pulsante per tornare all'inizio