Politica

Sciolte le Camere, cosa ha fatto realmente il nostro Parlamento? Poco o niente

Marco Mobili e Marco Rogari hanno spiegato cos’ha fatto davvero il Parlamento in questi 4 mesi, rivelando un Paese fermo e ripercussioni economiche

Lo scorso 28 dicembre, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sciolto le camere, decretando così la fine ufficiale della XVII legislatura e l’avvio definitivo alle elezioni del 4 marzo. Ma, nei quasi quattro mesi successivi – di cui circa uno e mezzo con i deputati e senatori eletti alle elezioni politiche proprio del 4 marzo – cosa ha potuto fare il nostro Parlamento? Poco o niente, è la risposta. Marco Mobili e Marco Rogari sul Sole 24 Ore hanno spiegato cos’ha fatto davvero il Parlamento in questo lasso di tempo rivelando un paese per lo più fermo da dicembre con – in primis – le commissioni parlamentari (che svolgono un ruolo centrale nell’attività legislativa,) non ancora state permanentemente ed in attesa di una maggioranza. Mentre i poteri di quelle costituite, provvisoriamente limitate. Senza contare un solo decreto legge, quello sull’Authority dell’energia, varato negli ultimi sei mesi e in attesa del Def in versione “mini”, ovvero con il solo quadro a legislazione vigente.

Poi una lunga serie di importanti misure attuative, che sono ancora in una fase di stallo come ad esempio il provvedimento per la tutela dei risparmiatori danneggiati dai crack bancari, la ripartizione del fondo da 60 milioni per alleggerire il peso del super-ticket sanitario, il decreto legislativo per le misure di adeguamento alle nuove regole Ue sulla privacy, la web tax, i giochi e il credito d’imposta del 40% sulle spese 2018 relative al costo aziendale dell’attività di formazione in tecnologie 4.0. Tutto questo ha inesorabilmente portato l’economia italiana a mostrare alcuni segnali di rallentamento ed ha far stagnare gli investimenti pubblici. Questa semi-paralisi che si sta prolungando a causa del quadro politico ancora non del tutto chiaro e definito, ha portato alla luce quanto i costi di attuazione di tutti questi capitoli dell’azione di governo, siano stati un impegno di spesa notevole.

Non a caso, il nuovo ‘Fondo di ristoro finanziario’ – nato con una dote iniziale di 25 milioni di euro l’anno per il quadriennio 2018-2021 e destinato a risarcire i risparmiatori rimasti vittime di ‘danno ingiusto’ delle banche oggetto di salvataggio da parte del governo – attende ancora il decreto del Tesoro. Il Fondo è gestito dal Mef che entro la fine di marzo doveva indicare modalità e condizioni di funzionamento del nuovo strumento di tutela. Invece è ancora ad un punto morto, senza esiti significativi. Infine l’influenza negativa che il blocco delle attività sta portando al settore dei giochi e soprattutto sul gettito che lo Stato raccoglie da scommesse, slot, SuperEnalotto e gratta e vinci. A settembre dello scorso anno, infatti, il sottosegretario Pier Paolo Baretta ha siglato l’intesa tra Stato e Regioni sul riordino dei punti di gioco; il problema è che ancora si attende il decreto attuativo previsto per il la fine di ottobre 2017 e mai arrivato.

Un decreto importante, invece, senza il quale la tenuta del gettito erariale è a rischio perché il Dlgs avrebbe dovuto conciliare l’entrata in vigore delle leggi regionali ‘anti-gioco’ con gli investimenti già esistenti sul territorio. Invece il 30 aprile si chiuderà l’operazione di riduzione delle slot e dunque dalle circa 400mila attuali si passerà a 265mila, con un taglio percentuale del 35%. Di conseguenza, in questo modo, il costo in termini di perdita di gettito per le casse dello Stato risulta talmente elevato, da obbligare la Ragioneria dello Stato a rinviare il provvedimento per mancanza di coperture.

Beatrice Spreafico

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Beatrice Spreafico

"Leggere, scrivere, chiacchierare, ascoltare, ridere, amare.. queste sono le costanti della mia vita senza le quali non potrei essere io. Amo emozionarmi e sorprendermi, cercando di lasciare un bel ricordo di me nelle persone che incontro. Credo nell’empatia e nel potere della determinazione: la mia testardaggine incallita è rinomata e - guarda caso - il mio motto è “mai arrendersi. Le cose belle richiedono tempo”. Porto gli occhiali, che sono la mia estensione sul mondo e vivo tra ricci e capricci. Sono Social Media Manger In Wellnet, dove mi occupo di Social e sviluppo Piani Strategici ed Operativi per i clienti, su differenti piattaforme. In poche parole? Trasformo le loro richieste in parole ed immagini da ricordare. A LaVoce, invece, mi occupo della prima pagina scrivendo di politica, economia, attualità e scienza."

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