Cronaca

Sea Watch: la Procura di Catania apre un’inchiesta

L'ipotesi di reato è di associazione a delinquere finalizzata all'agevolazione dell'immigrazione clandestina

Catania, 2 febbraio – Il fascicolo è a carico di ignoti ma il capo d’accusa è pesantissimo: associazione a delinquere finalizzata all’agevolazione dell’immigrazione clandestina. E’ questa l’ipotesi di reato ipotizzata dalla Procura di Catania che ha aperto un’inchiesta circa lo sbarco dei 47 migranti che erano a bordo della nave Sea Watch.

Le indagini mirano ad “individuare i trafficanti libici e gli scafisti che hanno condotto il gommone poi soccorso dalla Sea Watch 3” e ad “accertare la liceità” del comportamento da parte della nave Ong.

Ci sono infatti “alcuni aspetti critici meritevoli di approfondimento”, dati da “un lato dalla scelta della motonave di non dirigersi verso le coste tunisine, come fatto da alcuni pescherecci che in condizioni di mare critiche si erano rifugiati presso quelle coste”, dall’altro da quanto affermato dal comandante della Sea Watch e dal coordinatore del team circa il “non funzionamento del motore e la mancanza di una persona che fosse alla guida del gommone, dichiarazioni che apparivano contraddette da quelle rese da alcuni migranti che hanno invece asserito che il motore del gommone era funzionante al momento del soccorso e che il natante era guidato da uno di loro”.

Il Procuratore Zuccaro, parlando delle operazioni di salvataggio dei migranti, ha tuttavia sottolineato: “La situazione di ‘di stress’ giustificava il soccorso da parte di Sea Watch 3” che “era dovuta, oltre che alla palese inidoneità tecnica del gommone ad affrontare la traversata, alla circostanza, confermata dai migranti escussi, circa il progressivo sgonfiamento dei tubolari del gommone, da cui tutti sentivano fuoriuscire dell’aria, sgonfiamento che avrebbe inesorabilmente portato all’affondamento del natante”. “La questione – ha proseguito Zuccaro – avrebbe rilevanza se la motonave si fosse affrettata a intervenire per anticipare l’intervento di una motovedetta delle autorità libiche, responsabili dell’Area Sar in cui stava operando, ma per ben due giorni nessuna motovedetta libica è intervenuta in quella zona”.

“Dalle risultanze investigative – ha concluso il Procuratore – non è emerso, pertanto, alcun rilievo penale nella condotta tenuta dai responsabili della Sea Watch 3”.

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