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SFORAMENTO DEL DEFICIT: FRANCIA SI’ ED ITALIA, NO?!

Le misure annunciate lunedì sera dal presidente francese, Emmanuel Macron, nel tentativo di abbassare la tensione dopo le proteste dei ‘gilet gialli’, potrebbero comportare per la Francia un importante sforamento del deficit nel 2019, rispetto ai parametri imposti dall’Unione Europea. Lo ha confermato il premier francese, Edouard Philippe. Uno sforamento ragguardevole, considerando che si parla di un deficit al 3,5% contro il previsto 2,8: questo secondo alcuni analisti.

La situazione che potrebbe verificarsi, avrebbe dovuto produrre una reazione europea; con l’Italia hanno strepitato per molto meno ed invece, da Bruxelles un silenzio assordante.

Ieri pomeriggio, il Vicepremier Luigi Di Maio ha messo sotto i riflettori questa differenza di trattamento e parlando delle nuove misure di Macron, ha dichiarato: “Secondo i nostri calcoli non si sposano con il rapporto deficit/pil annunciato, quindi dovranno per forza aumentare il deficit e si aprirà anche un caso Francia, se la regole valgono per tutti”.

Appunto: se le regole valgono per tutti. Ma in Europa si sa che esistono Paesi “figli” ed altri, “figliastri”. Ne è prova la risposta giunta dagli ambienti comunitari: “La situazione è questa: in Francia per ora abbiamo un discorso, in Italia abbiamo una bozza di bilancio”.

Sembrano voler dire, “Voi italiani dovete prendere sempre e comunque calci in faccia da noi che siamo quelli che decidono, mentre i nostri amici francesi meritano rispetto”. Nella loro difesa oltranzista della Francia e nella costante sottolineatura del fatto che l’Italia conta meno dei “cugini d’oltralpe”, a Bruxelles hanno però avuto una bella caduta di stile, facendo passare Macron per un chiacchierone senza sostanza: discorso contro bozza, quindi. Parole contro scritti: è qui la differenza.

Lasciatemi essere malpensante: se le stesse cose che ha detto Macron, le avesse dette Conte, oppure Salvini o Di Maio, a quest’ora si troverebbero sommersi da dichiarazioni al vetriolo dei vari “maître à penser” della Commissione Europea.

Intanto il 13 e 14 dicembre, il presidente del Consiglio italiano si andrà a giocare le sue carte al tavolo del Consiglio Europeo e dell’Eurosummit. “Non andrò a Bruxelles con il libro dei sogni ma con lo spettro completo del progetto riformatore del Governo: mi confronterò sui numeri consapevole che la Manovra risponde a esigenze del Paese ma entro i vincoli europei”, ha detto Conte intervenendo alla Camera e dicendosi convinto che il confronto con l’establishment europeo darà buoni frutti.

Le speranze del premier sono naturalmente le speranze degli italiani. Va detto però che a questo confronto, Conte si presenterà con qualche “graffio” rimediato nell’incontro/scontro con il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria che difende a spada tratta il Reddito di Cittadinanza e la ‘Quota 100’ e vuole che partano nei tempi previsti dalla bozza di Manovra: due cose sulle quali Conte avrebbe soprasseduto volentieri, pur di non tornare da Bruxelles con altri “graffi” per come, probabilmente sarà.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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