Scienza

Sinapsina 3: la proteina che media il danno cerebrale alla base della malattia del Parkinson

A scoprirla un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Brescia coordinato dalla professoressa Arianna Bellucci

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Acta Neuropathologica ha rivelato che esiste una proteina in grado di mediare il il danno cerebrale alla base della malattia del Parkinson. Si chiama Sinapsina 3. La scoperta arriva direttamente dall’Italia: un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Brescia coordinato dalla professoressa di Farmacologia Arianna Bellucci. Tra gli autori del progetto di ricerca, durato più di due anni, figurano anche ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia, dell’Università di Padova e dell’Università di Lund in Svezia.

La professoressa Bellucci ha spiegato: “Attualmente il nostro gruppo di ricerca sta lavorando intensamente in collaborazione con un team internazionale di ricercatori al fine di sviluppare nuovi approcci terapeutici attivi su Sinapsina 3. Questi ultimi permetterebbero, infatti, di curare i pazienti agendo sulle cause primarie della malattia e non soltanto alleviando i sintomi”.

Lo studio italiano è riuscito a dimostrare che l’assenza di Sinapsina 3 blocca la formazione dei depositi proteici cerebrali che innescano la morte dei neuroni dopaminergici del sistema nigrostriatale, processo alla base dell’insorgenza dei sintomi motori del Parkinson. Per arrivare a questo risultato, i ricercatori hanno spento geneticamente la proteina Sinapsina 3 nei topi e questo ha permesso di previene l’accumulo di depositi fibrosi.

“Dopo aver identificato un accumulo anomalo di Sinapsina 3 nel cervello dei pazienti con Parkinson – ha commentato la Bellucci – ci siamo chiesti se questa proteina fosse implicata nella patogenesi della malattia e se potesse rappresentare un nuovo bersaglio terapeutico. I risultati che abbiamo ottenuto indicano che la modulazione di Sinapsina 3 potrebbe veramente rappresentare una strategia terapeutica innovativa per la cura di questo disordine neurodegenerativo”.

Beatrice Spreafico

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Beatrice Spreafico

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