Storia

Amalfi, repubblica marinara per vocazione… e per necessità

Ascesa e declino della prima delle gloriose repubbliche del mare

L’Impero Romano d’Occidente cadde, come risaputo, nel 476 d.C. con la deposizione di Romolo Augusto (o Augustolo, ossia piccolo Augusto essendo un ragazzino di quattordici anni), ad opera del barbaro Odoacre; quell’avvenimento all’apparenza epocale, in realtà non fu percepito dalla popolazione in maniera particolarmente significativa, dato che il declino di quella parte dell’impero era andato profilandosi da molto tempo e la dominazione ostrogota segnò una certa continuità con la tradizione politica romana tardo imperiale. Decisamente più incisive furono le conseguenze della guerra gotica (ossia il conflitto tra l’Impero Bizantino e gli Ostrogoti tra il 535 ed il 553) e dell’invasione longobarda iniziata nel 568, che segnò l’inizio di un periodo di decadenza in cui le istituzioni del periodo tardo romano crollarono: le città si impoverirono e videro diminuire la loro popolazione che si rinchiuse entro le mura cittadine, mentre la circolazione delle merci e della moneta diminuirono drasticamente. Questo destino fu comune a tutte le città d’Europa, ma il declino subito dalle città italiane fu meno drastico delle altre città dell’occidente, sapendo sfruttare le opportunità delle peculiarità geografiche della penisola, che permettevano l’esistenza dei commerci con l’Impero d’Oriente (che non ebbe la stessa sorte di quello d’Occidente, anzi rimase per secoli vivo, vegeto, potente e ricco), nonché col mondo arabo. Vi fu quindi la ripresa, conseguentemente alle migrazioni interne ed alla fondazione di nuove realtà cittadine destinate ad avere un’enorme fortuna commerciale; tra queste la prima fu la città di Amalfi.

Come molte città di rilevante importanza storica, anche Amalfi ha un’origine mitologica, fatta risalire all’arrivo di Ercole il quale, nel compiere la decima delle sue dodici fatiche (ossia catturare i buoi di Gerione), fece tappa nel sud d’Italia e si innamorò della bellissima ninfa Amalfi; ma il destino volle che quell’amore finisse tragicamente: Amalfi morì ed Ercole decise di seppellirla nella città da lui fiondata in quel luogo di straordinaria bellezza, città che della sua amata prese il nome.

Naturalmente le vicende storiche ci consegnano una realtà ben diversa, ossia la fondazione della città ad opera di gruppi di campani dell’interno i quali, in fuga dalle invasioni dei barbari nel VI secolo, trovarono rifugio in un antico borgo di pescatori di origine romana, protetto alle sua spalle dalle montagne impervie e scoscese che davano sulla costa. Ma questa condizione geografica, ossia l’isolamento dall’interno in chiave difensiva, fu fattore determinante per la proiezione verso il mare della vita e degli interessi di quella comunità (allo stesso modo questa particolare condizione segnerà il destino commerciale di Venezia).

Amalfi divenne centro di riferimento per l’Impero Bizantino nei rinati traffici commerciali con l’occidente, assicurandosi il monopolio nel commercio di beni di lusso quali, carta, stoffe, e le ricercatissime spezie. Da sottolineare come formalmente Amalfi fosse sotto dominio bizantino, ma godesse di una forte autonomia assicurata dal suo ruolo commerciale egemone; autonomia che andò aumentando nel nono secolo col declino della presenza bizantina in Italia a favore dei dominatori longobardi. Per altro Amalfi ebbe vari scontri con i nuovi padroni d’Italia, i quali cercarono di favorire il loro porto commerciale di Salerno, ed attaccando più volte la città; ma gli amalfitani seppero sempre reagire fino a divenire città libera sia dai nuovi dominatori longobardi che dagli antichi padroni bizantini (con i quali rimase un legame politico puramente formale): verso la metà del nono secolo la città istituì le libere istituzioni dando vita alla prima repubblica marinara italiana.

Col tempo le istituzioni cittadine si svilupparono fino all’istituzione della figura di un duca, eletto e soggetto ad un formale diritto di conferma da parte dell’autorità bizantina; intanto il territorio della repubblica andava anch’esso sviluppandosi andando a comprendere la costiera nel tratto tra Salerno e Sorrento, giungendo poi nell’entroterra fino al fiume Sarno. A questo punto,tra il decimo e l’undicesimo secolo, Amalfiacquisì un ruolo che oltre che commerciale divenne anche strategico e militare, essendo la città impegnata in prima linea nella difesa delle coste dell’Italia meridionale dai saraceni (coi quali Amalfi ebbe sempre un ruolo ambiguo, combattendoli come nemici o cercandoli come alleati a secondo della convenienza del momento).

L’abilità diplomatica e di negoziazione degli amalfitani permise loro di intessere rapporti di tipo commerciale con il nord Africa dall’Egitto fino alla Palestina, permettendo l’arrivo in occidente di beni che in arrivo dall’estremo oriente passavano per quelle zone, nonché dal Mar Nero per tramite dei bizantini; gli amalfitani ebbero fondachi (ossia edifici adibiti a magazzini per le merci concessi dalle autorità del luogo) a Beirut, Giaffa, Alessandria e Tripoli di Siria, solo per citarne alcune.

Notevole poi la realizzazione delle “Tavole Amalfitane”, un codice redatto parte in latino e parte in volgare, che regolava i rapporti consuetudinari marittimi tra mercanti e marinai, stabiliva la ripartizione dei guadagni, gli obblighi riguardo la conservazione delle merci, ecc.

Ma come tutte realtà che nella storia conobbero un periodi di ricchezza e prosperità, anche la potenza di Amalfi incontrò una fase di declino, fino a giungere alla fine della fortunata parabola.

Nella seconda metà dell’undicesimo secolo il meridione d’Italia vide l’arrivo dei conquistatori normanni, i quali sottomisero la città di Amalfi decretando l’inizio dell’irreversibile decadenza dell’antica repubblica marinara. La città ottenne poi l’indipendenza dallo straniero, ma nell’agosto del 1135 dovette subire l’attacco di un’altra repubblica marinara, quella Pisa che in Amalfi aveva visto per lungo tempo un esempio da imitare, ma che ora era desiderosa di porre fine alla rivalità commerciale con una potenza ormai decaduta: la flotta pisana giunse al largo di Amalfi che fu presa d’assalto saccheggiata e devastata.

Amalfi seppe risorgere dal durissimo colpo inflittole da Pisa, ma l’ormai affermato dominio normanno nell’Italia meridionale non lasciava più margini di manovra per un ritorno agli antichi splendori; quello normanno era un sistema politico ed amministrativo centralizzato che vedeva nella città di Palermo il fulcro, il centro di riferimento anche per l’importanza commerciale a discapito di Amalfi. Ora, quella che era stata l’antica repubblica marinare che era giunta ad avere basi commerciali fino in Africa e che trattava gli accordi commerciali per conto dell’Impero Bizantino con i mercanti orientali, doveva accontentarsi di un bacino commerciale ristretto ai territori limitrofi.

Marco Ammendola

Mostra Altro

Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
Pulsante per tornare all'inizio