Care amiche e cari amici de La Voce, concludiamo oggi la nostra permanenza in Scozia, degustando l’ultima delle tre “sorelle”: la Scottish Export.
La Scottish Export, come la Light e la Eawy, conosce il suo esordio nella Scozia del 1700. Il livello alcolico, a differenza delle altre due produzioni, può arrivare a raggiungere i 6 gradi. E’ il caso di approfondire la sua conoscenza, secondo l’ormai consolidato ed apprezzato metodo della scheda tecnica.
SCOTTISH EXPORT
Fermentazione: alta
Classificazione legale: da normale a speciale
Classificazione commerciale: Specialità
Storia: inizi Settecento – la birra in Scozia si produce da 5.000 anni. Documenti provano che gli abitanti della Caledonia erano abili produttori di birra. Nel corso del 18° Secolo nacquero le seguenti birrerie: William Younger ad Edimburgo; Robert & Hugh Tennent a Glasgow; George Younger ad Alloa; Dudgeon & Company Belhaven a Dunbar. L’obiettivo era quello di rivaleggiare con i grossi produttori di tutto il mondo.
Ingredienti: acqua tipo Edimburgo. Malti chiari, ambrati e cristalli. Luppoli inglesi. Lievito alta.
Note: il carattere varia da secco a granuloso ed il luppolo equilibra il maltato.
Aspetto: da chiaro ramato a marrone scuro. Poca schiuma.
Area olfattiva prevalente: profumi di savoiardi o biscotti inglesi. Sentori di floreale e agrumato.
Area gustativa prevalente: prevale il maltato. Chiusura secca e granulosa.
Grado alcolico: da 3,9 a 6
Temperatura di servizio: da 6 a 8° C
La prossima settimana ci recheremo in un Continente molto lontano, dove la birra è riuscita a far breccia nei gusti dei suoi abitanti. Non vi anticipo altro: vi lascio alla degustazione della Scottish Export, prima della partenza.
A presto e… salute!
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