Storia

9 ottobre 1406, i fiorentini entrano a Pisa: inizia il calvario

La definitiva sottomissione dell’antica e potente repubblica marinara

Nell’ultimo articolo abbiamo narrato della battaglia di Càscina, quella che nel 1364 vide le forze fiorentine giungere ad un passo dalla conquista dell’odiata rivale Pisa; abbiamo altresì visto come i fiorentini non seppero capitalizzare le vittoria conseguita sul campo, ragione per cui la caduta di Pisa in mano fiorentina sarebbe stata posticipata al 1406. Vediamo nel dettaglio.

Nel 1399 a Pisa divenne Capitano del popolo (massima figura politico amministrativa cittadina dell’epoca) Gherardo Appiani; questi, ben conscio della gravissima situazione politica ed economica dell’oramai ex repubblica marinara, decise di vendere la città al signore di Milano Gian Galeazzo Visconti. L’accordo fu concluso con una somma di 200.000 fiorini e la città perse la propria indipendenza (l’Appiani tenne per se il ricco porto di Piombino e la componente insulare della vecchia repubblica). Ma accadde che Gian Galeazzo morì nel settembre del 1402, ed il suo posto fu preso dal giovane ed inesperto figlio illegittimo Gabriele Maria, un ragazzino di appena sedici anni, come signore di Pisa, (nuovo duca di Milano divenne il suo fratellastro Giovanni Maria).

La situazione era in quel periodo piuttosto confusa, con i domini del potente Ducato di Milano che alla morte di Gian Galeazzo andavano sfaldandosi, con i Pisani che mal tolleravano la presenza del Visconti come loro signore, con i fiorentini indecisi se sferrare o no il colpo decisivo e prendere Pisa una volta per tutte; ed in questo complicato scenario si inserivano gli interessi francesi nell’area, quelli genovesi, quelli di Ferrara, di Venezia, del papato…

Alla fine i fiorentini si decisero e, prevalendo la fazione sostenitrice dell’atto di forza contro la nemica di sempre, decisero (col benestare della Francia) di prendere la città: il 31 agosto del 1405 le truppe fiorentine presero possesso della cittadella di Pisa, ma i pisani si ribellarono e cacciarono i fiorentini. A Firenze decisero che la misura era colma ed inviarono forze ingenti per chiudere definitivamente la partita ed assoggettare una volta per tutte l’antica rivale. Il territorio pisano fu conquistato e Pisa fu cinta d’assedio, con i cittadini che resistevano ostinatamente e respingevano i continui assalti dei fiorentini. Ma i valorosi pisani erano guidati dall’infido Giovanni Gambacorta, che nel frattempo aveva assunto il controllo della città, il quale decise di cedere Pisa ai fiorentini; dopo trattative segrete svolte alle spalle dei pisani che tanto valorosamente stavano difendendo la loro città, l’infame traditore giunse ad un accordo che prevedeva la cessione della città in cambio di 50.000 fiorini e la signoria su Bagno di Romagna.

Le truppe fiorentine (in gran parte mercenari svizzeri e tedeschi) entrarono a Pisa, dopo undici mesi di assedio, la mattina del 9 ottobre del 1406; le bandire col vessillo crociato su sfondo scarlatto, che avevano sventolato per secoli su tutto il Mediterraneo, furono ammainate per sempre; alla notizia della definitiva conquista della città le strade di Firenze si riempirono di folla festante; finalmente Firenze aveva ottenuto il tanto agognato sbocco sul mare.

Intanto per la popolazione pisana cominciava il calvario dell’occupazione nemica. I fiorentini infierirono sulla città conquistata incendiando, stuprando, uccidendo e deportando coloro che non riuscirono a fuggire, ossia circa 300 cittadini considerati pericolosi; i palazzi dei nobili pisani incarcerati, esiliati o fuggiti, furono occupati da fiorentini. Ben 1.500 mercenari rimasero a presidio della città sottomessa, dalla quale i fiorentini volevano recuperare le spese di guerra tramite una pesante tassazione, oltre a stabilire una volta per tutte che l’antica rivalità tra mercanti fiorentini e pisani doveva finire, e non è difficile capire a vantaggio di chi. E’ stato calcolato che in meno di trent’anni la popolazione di Pisa arrivo addirittura dimezzarsi.

Alla fine i fiorentini riuscirono con la corruzione dove avevano fallito con le armi. Forse alla lunga, anche senza il tradimento subito, i pisani avrebbero dovuto arrendersi come spesso capitava alle città giunte allo stremo dopo un lungo assedio; resta comunque il fatto che Pisa fu si conquistata, ma i pisani non furono sconfitti.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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