Affari legali

AFFARI LEGALI. Diritto all’assegno di mantenimento

Spetta anche al coniuge che non vuole lavorare?

Questa rubrica si è occupata in moltissime occasioni di tematiche legate al diritto di famiglia e, soprattutto, agli istituti della separazione e del divorzio.

In passato è già stato affrontato l’argomento dell’assegno di mantenimento e dei presupposti per poterlo ottenere, ma oggi dedicheremo attenzione al caso in cui il coniuge richiedente approfitti della propria condizione di inoccupato.

E’ infatti noto che nell’ambito della separazione personale dei coniugi, nell’ipotesi in cui uno dei due sia palesemente più debole dell’altro dal punto di vista economico, possa richiedere a quest’ultimo il versamento di una somma mensile necessaria al proprio sostentamento.

Tale prassi, però, è stata purtroppo sfruttata in modo del tutto inappropriato da molte persone che sulla condizione di difficoltà in cui versavano si sono letteralmente adagiate.

Invero, sempre più spesso accade che i soggetti costretti ad “aver sulle spalle” gli ex coniugi, sottopongano agli organi giudicanti apposito ricorso in cui fanno presente che l’indigenza dell’altro sia ascrivibile in larga parte alla pigrizia di chi forse trova più comodo farsi mantenere che rimboccarsi le maniche e lavorare.

La più recente giurisprudenza ha stabilito (arrivando peraltro in sede di separazione a considerare addirittura motivo di addebito, la prolungata inerzia di un coniuge) che nel valutare la richiesta dell’assegno di mantenimento, occorre tener conto delle obiettive capacità lavorative del potenziale beneficiario.

In sintesi il giudice, prima di riconoscere un diritto che comunque inciderebbe in maniera significativa sul patrimonio del soggetto economicamente più forte, deve considerare l’attitudine a lavorare del richiedente, anche con riferimento all’età, all’assenza di patologie invalidanti, al contesto socio-economico in cui vive e al titolo di studio vantato.

In base a tutti questi elementi, non di rado è capitato che venisse negato tale beneficio ad ex mogli che sebbene godessero di buona salute, vivessero in una grande città e non fossero oltremodo attempate, risultavano ingiustificatamente disoccupate.

E’ dunque ormai superato il generale principio che chiunque non possieda un impiego abbia diritto a vedersi riconosciuto quello che dovrebbe essere solo uno strumento da attivare in situazioni eccezionali.

Roberta Romeo

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo

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