Economia

ArcelorMittal: 4.700 esuberi. Sindacati sul piede di guerra

Patuanelli: “Strada in salita”. Proclamato lo sciopero per il 10 dicembre

ArcelorMittal ha presentato ieri al MISE il piano industriale e quanto emerso è tutt’altro che rassicurante per le sorti dei dipendenti dell’ex ILVA. L’azienda franco-indiana infatti, prevede 4.700 esuberi che intende tagliare entro il 2023, passando dalle attuali 10.789 unità a 6.098. Solo nel 2020 saranno tagliati 2.891 posti e nel 2023, altri 1.800. Questi ultimi, sono occupati da chi lavora nell’ambito dell’amministrazione straordinaria. Secondo quanto stabilito dall’accordo raggiunto il 6 settembre del 2018, questi avrebbero dovuto essere assorbiti da ArcelorMittal Italy.

Amaro il commento del Ministro per lo Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli: “La strada è stretta e in salita. L’obiettivo sta nel garantire la continuità produttiva”. “Non sarà semplice ma c’è bisogno di tutti”, ha aggiunto il Ministro.

Non da meno il Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. “Catastrofe purtroppo annunciata. Ma è una disfatta nazionale, non solo tarantina, che se non affrontata correttamente e subito segnerà il declino di tutto il Paese. Specie per l’incapacità di affrontare le sfide della modernità e sostenere le aspirazioni e i bisogni delle comunità locali, ad oggi inascoltate”, ha detto il Primo Cittadino della città pugliese.

Pessima la reazione dei sindacati che, lasciato il tavolo al MISE, hanno bollato il piano industriale come inaccettabile, sottolineando la validità di quanto stabilito il 6 settembre del 2018. Lo ha rimarcato la Segretaria della CISL, Annamaria Furlan che si è fatta portavoce di tutte le forze sindacali presenti al confronto con ArcelorMittal. “Non ci sono le condizioni per aprire un confronto. Noi un accordo lo abbiamo fatto un anno fa e non venti anni fa anni e per noi quello rimane. E con quelle caratteristiche”. ha affermato la Furlan. “L’incontro è andato malissimo, rigettiamo la proposta dell’impresa”. “Sul tavolo ci sono complessivamente 6.300 esuberi tra nuovi e vecchi”.”Per noi quindi non esiste alcuna possibilità di aprire una discussione di merito se la proposta dell’azienda rimane questa”.

Il Segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, ha dichiarato che il piano industriale di ArcelorMittal “non è un piano industriale: è un progetto di chiusura nel tempo di Taranto e di ILVA”. “Abbiamo un accordo firmato un anno fa che prevede investimenti, 8 milioni di tonnellate di acciaio da produrre e quella è la base da cui partire. Per noi la discussione è possibile se si parte dall’accordo che abbiamo firmato”.

Alla luce dei passi indietro nella trattativa, i sindacati hanno indetto uno sciopero con manifestazione nazionale a Roma, il prossimo 10 dicembre.

Va ricordato che, in base al piano industriale sottoposto da ArcelorMittal ai commissari straordinari, per potersi aggiudicare la gara che avrebbe portato ad acquisire l’ex ILVA, l’acciaio prodotto avrebbe dovuto essere di 6 milioni di tonnellate per il 2020 ed al termine del piano, nel 2023, la produzione avrebbe dovuto superare le 8 milioni di tonnellate elevabili a 10 milioni se impiegati forni elettrici. Difficile che questi numeri possano essere rispettati considerando i tagli che l’azienda intende praticare.

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Redazione La Voce

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