Storia

Bannockburn, 1314: gli scozzesi umiliano l’esercito inglese

Trovata l’unità dei clan, gli scozzesi stravincono sul campo

Recentemente abbiamo dedicato un articolo alla battaglia di Stamford Bridge (25 settembre 1066), lo scontro tra sassoni e svedesi che vide la vittoria dei sassoni, i quali furono poi sconfitti dai normanni ad Hastings (14 ottobre 1066), ed anche a questo evento bellico abbiamo dedicato spazio; queste battaglie rientrano nel quadro della serie di conflitti che videro vari popoli (anglosassoni, scandinavi e normanni) contendersi il dominio di quella che noi oggi chiamiamo Inghilterra. Da questa contesa rimasero estranee due regioni dell’isola quali Galles e Scozia, che diedero vita a realtà locali indipendenti. Particolarmente la Scozia, dove fin dal X secolo andò creandosi un regno indipendente, che non fu oggetto delle attenzioni dei vari conquistatori del sud dell’isola (troppo impegnati a mantenere a fatica il controllo di quanto conquistato), ma permise ai celti scozzesi di realizzare diverse infiltrazioni verso il territorio con cui confinavano a sud. A partire dalla seconda metà del XII secolo vi fu poi un’inversione di tendenza che vide una graduale penetrazione verso nord degli inglesi, realizzata tramite accordi politici e matrimoniali che vide la fusione di celti e normanni (ossia i definitivi conquistatori del sud dell’isola dopo Hastings dove i sassoni furono sconfitti).

Le cose cambiarono decisamente quando sul trono d’Inghilterra salì Edoardo I, sovrano dal carattere deciso e determinato, che nel 1283 aveva sottomesso i gallesi e che era deciso ad ottenere lo stesso risultato rispetto agli scozzesi; e la situazione politica venutasi a creare in Scozia sembrava giocare a suo favore. Difatti nel 1286 morì in sovrano scozzese Alessandro III che lasciò il trono alla nipote Margherita, con la quale Edoardo cercò di combinare il matrimonio con suo figlio; la morte improvvisa della principessa scozzese mandò all’aria i piani del sovrano inglese e la questione del trono di Scozia rimase pericolosamente priva di soluzione. L’aristocrazia scozzese lasciò comunque che fosse Edoardo I a designare un sovrano per la Scozia, ed il re inglese lo trovò in John Balliol; questi però non era disposto a rivestire lo scomodo ruolo di re subordinato alla corona inglese, tanto che si ribellò. Nello scontro militare che ne seguì gli inglesi riportarono la vittoria e Balliol fu deposto, ma Edoardo commise il grave errore politico di non designare quale re di Scozia il legittimo pretendente, ossia Robert Bruce, ma inviò un viceré con tanto di amministratori e guarnigioni inglesi al seguito. Ovviamente la situazione di sostanziale occupazione inglese non poteva che risultare indigesta agli scozzesi, che trovarono un leader carismatico nel famoso William Wallace (per intenderci, il personaggio protagonista del film Braveheart), il quale guidò la ribellione del 1297. Dopo una serie di vittorie, Wallace fu però sconfitto nella battaglia di Falkirk (22 luglio 1298), tradito, consegnato agli inglesi e giustiziato nel 1305. La guida della ribellione passò quindi a Robert Bruce il quale fu sconfitto sul campo da Edoardo.

Ma il sovrano inglese passò a miglior vita il 7 luglio del 1307 ed il successore Edoardo II, molto meno deciso ed ostinato del padre, condusse due disastrose campagne di invasione (nel 1310 e nel 1312), tali da permettere a Bruce di passare al contrattacco cacciando le guarnigioni inglesi dalla Scozia. A questo punto il re d’Inghilterra decise di usare le maniere forti e radunò un’armata imponente: 25.000 fanti tra picchieri, arcieri e balestrieri (inglesi, gallesi ed irlandesi), e 2.000 cavalieri; l’armata partì per la Scozia il 17 giugno del 1314.

Intanto Bruce riuscì a chiamare a raccolta i numerosi clan scozzesi, per la prima volta uniti (molti erano storicamente in lotta tra di loro), radunando un’armata di 9.000 fanti e 500 cavalieri. La cavalleria era poco numerosa, non essendo un arma tradizionalmente scozzese, essendo poco utilizzabile nei terreni rocciosi ed irregolari tipici della regione; la fanteria era specializzata nella tattica dello schiltron, una sorta di falange in cui gli uomini si ammassavano impugnando scudi e lance a formare un denso “porcospino” utile nel respingere le cariche nemiche, ma vulnerabile al tiro ravvicinato di arcieri e balestrieri.

Edoardo II giunse a contatto con l’armata scozzese presso la località di Bannockburn. Era questa una cittadina nei cui pressi gli scozzesi decisero di dare battaglia, data la sua posizione tatticamente favorevole: le zone paludose a ridosso del fiume Bannock imponevano agli inglesi lo svantaggio tattico di non poter fare adeguato uso della loro potente cavalleria.

Il 23 giugno 1314 ebbe inizio la battaglia, con Edoardo II che mandò le sue avanguardie in avanti, mentre un contingente fece una manovra a largo raggio verso est per aggirare gli scozzesi; ma l’avanguardia inglese fu respinta, mentre il contingente che stava manovrando lateralmente finì contro gli schiltron scozzesi, che costituivano l’estrema sinistra scozzese, e che rimasero compatti respingendo gli assalti inglesi. I due scacchi subiti consigliarono a Edoardo II di interrompere l’offensiva accampandosi e rimandando il tutto al giorno seguente.

Arriviamo quindi al 24 giugno, quando l’iniziativa passò agli scozzesi. Bruce dispose la sua armata a mezzaluna, con i fanti al centro in posizione leggermente arretrata, e le ali, composte da cavalleria ed arcieri, in posizione avanzata. Edoardo rispose disponendo in prima linea la cavalleria e dietro la fanteria.

Lo scontro cominciò col tiro dei gallesi, gli abilissimi e temutissimi arcieri che stavano causando ingenti perdite agli scozzesi; ma Edoardo II era ansioso di rifarsi dello smacco del giorno precedente, ed ordinò subito la carica della sua potente cavalleria, costringendo i gallesi ad interrompere la loro azione per non colpire i cavalieri inglesi. Le cariche della cavalleria inglese, già inefficaci sul terreno acquitrinoso, si infransero contro gli schiltron scozzesi, e la conseguente ritirata creò scompiglio tra le stesse fanterie inglesi; Edoardo II cercò di riparare alla criticità della situazione venutasi a creare ordinando agli arcieri gallesi di riprendere il tiro sugli scozzesi, ma la cavalleria scozzese intervenne prontamente non dovendo più temere la potente cavalleria avversaria, facendo strage tra i gallesi.

Per l’esercito inglese, preso dal panico, fu la fine della battaglia: i fanti ruppero le fila e fuggirono venendo massacrati dagli scozzesi, e moltissimi tra quelli che riuscirono a sottrarsi al massacro annegarono nel vicino fiume Forth; i cavalieri inglesi catturati furono liberati in seguito su riscatto. Morirono 11.000 fanti e 700 cavalieri inglesi; gli scozzesi persero in tutto 500 uomini.

La vittoria scozzese a Bannockburn fu quindi schiacciante, e gli inglesi si trovarono, da invasori, a doversi difendere dalle incursioni scozzesi nel territorio inglese. E nel 1328 il successore di Edoardo II, ossia Edoardo III, si trovò costretto a riconoscere a Bruce il titolo di re di Scozia. Ma questo morì nel 1329 e senza la sua guida carismatica gli inglesi sconfissero ripetutamente gli scozzesi. La lezione di Bannockburn era servita: gli inglesi impararono ad usare al meglio i loro temuti arcieri contro le rigide formazioni degli schiltron scozzesi, realizzando sapientemente quell’uso tattico che tante vittorie avrebbe procurato loro nella Guerra dei Cent’anni che di li a poco avrebbe avuto inizio.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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