Amore

Donne e carriera: atavici pregiudizi da sfatare

Con i "mezzucci" è oggettivamente impossibile ottenere e, soprattutto mantenere, posizioni rilevanti

Amiche ed Amici carissimi, nonostante la spregiudicatezza dell’epoca in cui viviamo, pare che alcuni illogici pregiudizi si tramandino di generazione in generazione. Uno su tutti riguarda l’ascesa carrieristica di una donna, ottenuta come ricompensa per aver ella donato le sue grazie.

“Lo sappiamo come ha fatto carriera”, deplorano i colleghi invidiosi”, “quella li è stata brava ad intortare il direttore.  Io sono una donna seria, non mi abbasso a certi compromessi, so stare al mio posto, io’!”, chiosa acida la collega brutta e magari assai stagionata.

Mi preme riflettere con voi in merito al fatto che con i “mezzucci” è oggettivamente impossibile ottenere e, soprattutto mantenere, posizioni rilevanti, per le quali è indispensabile detenere l’adeguata preparazione. In altre parole “il sesso non sostituisce la competenza”.

Il “direttore” può godere della disponibilità sessuale della collaboratrice, talvolta  per ottenere egli stesso, oltre l’intrinseco piacere, qualche favore personale come ad esempio ore di lavoro aggiuntive, retribuite solo con un bacio e forse qualche regalino. Tuttavia, questa non è di certo carriera, anche se alcune donne si sentono gratificate dal percepirsi indispensabili.

Un manager, degno di tale posizione, non sponsorizzerebbe mai ai vertici aziendali una donna impreparata perché ne andrebbe della sua stessa credibilità. 

Qualcuno potrà asserire che “grazie alle grazie” Tizia, oca ma disponibile, ha ottenuto la promozione che spettava ad altri. Ammesso che questo corrisponda al vero, penso che la posizione di Tizia fosse di basso profilo e, conseguentemente, la promozione  certamente modesta. Di quale carriera stiamo parlando?! Ribadisco, la competenza non s’improvvisa.

Inoltre,Tizia si riterrà  ricattabile – almeno moralmente – dal suo “sponsor” e pertanto non più libera di comportarsi con lui, come se non gli  dovesse nulla, né fuori né dentro il letto. E, ancora, nel caso in cui Il suo capo cambiasse  posizione o addirittura azienda, la bella Tizia finirebbe o nel letto dei successivi  “chef” – la nomea infamante, si sa, si diffonde in men che non dica – o direttamente “nella polvere”.

La carriera – non il suo svilente surrogato – si costruisce  incrementando le proprie capacità, così da risultare credibili ai vertici e, chissà, magari lasciandoli a bocca aperta e non solo per un “passo sculettante”.

Con i mezzucci si possono ottenere solo mestierucci! 

Un abbraccio

Daniela Cavallini

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