Storia

Genova e Pisa alla resa dei conti: la battaglia della Meloria

La schiacciante vittoria genovese e la fine della potenza pisana

Il percorso che partendo da Amalfi e passando per Pisa ci ha portato a Genova alla scoperta della storia delle repubbliche marinare, deve necessariamente concludersi con Venezia, (in realtà furono ben più di quattro, ma di questo parleremo in seguito); prima però faremo tappa al largo della costa livornese, dove ebbe luogo la battaglia che rappresentò la resa dei conti tra le storiche nemiche Genova e Pisa.

Il conflitto si era riacceso nel 1282 (ma in realtà la rivalità e le tensioni tra le due repubbliche non si erano mai sopite), e le due flotte si stavano dando continuamente battaglia nel tratto di mare compreso tra la Sardegna, la Corsica e la costa toscana; e fu due anni più tardi che le flotte delle due potenze marittime sarebbero arrivate allo scontro decisivo, di cui ora conosceremo lo svolgimento.

A quell’epoca le flotte erano costituite da navi di privati cittadini obbligati a metterle a disposizione delle autorità militari per la conduzione della guerra; in particolare, Genova disponeva in totale di 88 navi contro le 94 di Pisa, che godeva quindi della superiorità numerica. Si trattava principalmente di galee, imbarcazioni con uno o due alberi, con vela e rematori (circa 200) che a quell’epoca non erano criminali che scontavano la loro pena come accadrà più tardi, ma liberi cittadini; a prua le navi erano dotate di uno sperone per sfondare la nave avversaria. Alcune navi potevano essere dotate di torri, e marchingegni da guerra. Gli uomini erano ovviamente armati per gli arrembaggi, per cui erano dotati di armi da taglio, oltre ad archi e frecce per il tiro a distanza; era anche previsto il lancio di calce per accecare il nemico.La tattica prevedeva lo speronamento dell’unità nemica, o la distruzione dei remi per immobilizzarla e poi arrembarla.

L’iniziativa fu presa dai pisani che al comando del podestà Morosini e di Ugolino della Gherardesca (il famoso conte di dantesca memoria), forti di 72 navi, si schierarono davanti Genova in gesto di sfida; i genovesi disponevano sul momento di 50 navi, ma l’arrivo di altre unità genovesi da Porto Torres comandate dal futuro doge Zaccaria, indusse i pisani a ritirarsi. I genovesi inseguirono la flotta nemica, traendo in inganno i pisani: il comandante Oberto Doria schierò in prima linea 63 galee, con le 30 al comando dello Zaccaria in retroguardia; i pisani credettero che si trattasse di navi appoggio, illudendosi quindi di avere la superiorità numerica. La flotta pisana assunse una formazione in linea lungo due chilometri con le due estremità leggermente avanzate (formazione ad arco), ed i genovesi si disposero in maniera speculare rispetto, con la seconda linea dello Zaccaria in posizione defilata. Le due flotte erano pronte allo scontro davanti alle secche della Meloria, tra la costa livornese e l’isola di Gorgona.

Una volte giunte a distanza di tiro, le due formazioni iniziarono il tiro di frecce e calce, oltre ad una miscela contenente sapone per rendere scivolosi i ponti;si arrivò poi al contatto che divenne una lotta furiosa al centro dei due schieramenti. A determinare l’esito della battaglia fu la manovra di aggiramento delle navi della seconda linea genovese, quelle comandate dallo Zaccaria, che riuscirono a piombare di sorpresa addosso ai pisani determinandone la rotta: trenta galee pisane vennero catturate ed un gran numero finirono affondate o arenate sulle secche poco distanti dal luogo dello scontro, ingombro di frammenti di legno, brandelli di vele strappate e cadaveri galleggianti. I genovesi conseguirono una vittoria schiacciante, ma senza rimanere con la forza necessaria per lanciarsi alla conquista di Pisa rimasta ora del tutto indifesa; la flotta pisana aveva perso perso 49 delle 72 galee a disposizione. Un gran numero di pisani fu catturato e portato a Genova dove rimasero prigionieri per tredici anni, in un campo di prigionia situato in una zona che è oggi un quartiere del centro di Genova e che prende proprio il nome di “campo pisano”.

Pisa, che contrariamente Genova che era protetta alle spalle dalle montagne liguri, era impegnata anche sul fronte terrestre contro la nemica Lucca, perse gran parte delle navi della sua potente flotta ora ridotta ai minimi termini, e buona parte della sua popolazione maschile. Quel 6 agosto del 1284 cominciò il lento e costante declino di Pisa, che non sarebbe più ritornata ad essere la potente repubblica marinara di un tempo.

Marco Ammendola

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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