Storia

Genova repubblica marinara: tanto potente da divenire “Superba”

Le lotte intestine non impedirono alla città ligure di rivaleggiare con Venezia

Continuiamo a conoscere la storia delle Repubbliche Marinare; e dopo Pisa, della cui storia gloriosa abbiamo visto gli sviluppi la volta scorsa, questo articolo non può che essere dedicato a Genova.

Probabilmente sorta da insediamenti dell’età del bronzo lungo il torrente Bisagno, Genova fu città estremamente attiva in età romana grazie alla confluenza delle vie Postumia (che collegava Aquileia alla stessa Genova, le due principali città portuali del nord Italia) e Aurelia (che andava da Roma a Marsiglia); le alture che si trovano alla spalle della città furono da riparo nel periodo delle invasioni barbariche, e per tale motivo Genova rimase a lungo città bizantina. Nel 642 fu conquistata dai longobardi, inizio di un periodo di decadenza durante il quale la principale preoccupazione per la cittadinanza fu difendersi dagli assalti dei pirati saraceni. Verso la fine del X secolo Genova passò da una mera difensiva ad una decisa offensiva atta a contrastare la minaccia saracena, in questo affiancata dalla ancora non nemica Pisa, con azioni di incursione contro le basi saracene in Sardegna, Corsica, Spagna e Tunisia; incursioni che diedero alla cittadinanza l’occasione di arricchire gettando il nucleo della futura potenza economica della città. Il finire dell’ XI secolo vide la nascita delle istituzioni cittadine, in particolare di un’assemblea permanente che fin da subito vide però configurarsi quella conflittualità intestina che segnerà in maniera continuativa la vita cittadina.

Il 1097 vide la partecipazione dei genovesi alla Prima Crociata (1096-1099), quando alcuni armatori decisero di fornire dieci galee per la spedizione. Le navi genovesi ebbero un importante ruolo nella conquista cristiana di Antiochia, e la cosa fruttò ai genovesi la concessione di un quartiere della stessa città. Due anni dopo la flotta genovese prese parte alla conquista di Gerusalemme, così come di Beirut, San Giovanni d’Acri e molte altre città della costa mediorientale, ottenendo per ognuna di queste quartieri e possedimenti commerciali: fu questo il nucleo di quello che sarà il potente impero economico-commerciale della città. Naturalmente l’ascesa della di Genova non poteva che essere vista con irritazione dalle altre città marinare, e gli attriti con Venezia e Pisa non tardarono ad arrivare.

Difatti nel 1162 iniziò una lunga guerra contro Pisa, che si concluse nel 1175 con la vittoria conseguita anche grazie all’alleanza con Lucca: i genovesi riuscirono ad ottenere dai pisani la spartizione della Sardegna ed il controllo della costa provenzale.

Genova vide poi in Pisa un’alleata durante la partecipazione alla Terza Crociata (1189-1192), altra occasione di mettere in tasca un ricco bottino. Le cose andavano quindi a gonfie vele (espressione quanto mai appropriata per una repubblica marinara), se non fosse arrivato a guastare la festa il buon Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero nonché re di Sicilia.

Le “attenzioni” che l’imperatore stava dedicando alle vicende italiane, leggasi la sua volontà di ribadire il potere imperiale sui comuni del nord, riaccese nelle città della penisola la disputa tra guelfi e ghibellini, ed ovviamente anche Genova vide riaccendersi le mai sopite dispute interne. La fazione guelfa ebbe la meglio, per cui la città prese parte attiva nello schieramento anti-imperiale (ovviamente a Pisa prevalse la fazione ghibellina). La morte di Federico nel 1250 pose fine alla contrapposizione interna alle città italiane, ed anche Genova conobbe un periodo di pacificazione con tanto di ritorno dei fuoriusciti di fede ghibellina (che per la cronaca vedeva tra le proprie fila nomi di famiglie illustri come quella dei Doria).

La pace interna fu però di breve durata e le lotte intestine ripresero come da tradizione, unite allo scacco subito nella guerra contro Venezia conclusasi nel 1263. Vi fu però vittoria quando Carlo d’Angiò, sovrano francese di Sicilia che aveva sempre avversato gli interessi genovesi nell’isola, fu sconfitto dagli aragonesi che appoggiarono la rivolta popolare passata alla storia col nome di Vespri Siciliani (1282).

Vi fu poi la schiacciante vittoria nella battaglia navale della Meloria (1284) contro Pisa, seguita da un’altra vittoria sul mare questa volta contro i veneziani nello scontro navale di Curzola nell’Adriatico (1298).

Ma le continue lotte interne indebolivano la città, che alla fine vide la nascita di istituzioni che escludevano l’antica nobiltà cittadine dal governo, che fu affidato alla nuova figura istituzione del doge eletto a vita. E intanto si riaccese la lotta contro Venezia.

Genova ottenne altre vittorie sui veneziani: nella battaglia navale svoltasi sul Bosforo nel 1352, ed al largo della costa greca nel 1354; fu quindi siglata una pace che fu però di breve durata. La lotta riprese e nel 1379 i genovesi arrivarono addirittura a prendere Chioggia ai veneziani, giungendo quindi a minacciare la stessa laguna; ma i veneziani contrattaccarono e riuscirono a cacciare i genovesi. Le due città, spossate dalla durissima lotta, siglarono quindi la pace di Torino nel 1381.

L’ennesima guerra appena conclusa contro Venezia, unita alle solite lotte interne, inaugurarono per Genova un periodo di decadenza a cui seguì il lento sgretolarsi dell’impero commerciale a vantaggio delle nascenti potenze turca e spagnola. La città ebbe periodi di rinascita, ma senza mai tornare alla potenza dell’antica repubblica marinara.

La gloria genovese non ebbe però termine con la fine del potere navale e commerciale di quella che Petrarca soprannominò la “Superba”: quando ormai i fasti di un tempo erano solo un ricordo, un marinaio genovese scrisse una pagina di gloria imperitura per la città ligure, compiendo un’impresa di portata epocale nell’arte della navigazione che lo porterà a scoprire un nuovo continente.

Marco Ammendola

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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