Storia

Gli italiani in Francia nel 1918: il nostro contributo alla vittoria alleata

Il Regio Esercito sugli insanguinati campi di battaglia del fronte occidentale

Girando per le città italiane spesso ci si ritrova a passare per viale Bligny o per via Albricci, ma pochi sanno il motivo per cui le autorità hanno deciso di dedicare a delle vie cittadine quei nomi, che ai più non dicono nulla. E’ più probabile che si sappia del perché alcune strade si chiamino Col di Lana, Pasubio, Ortigara, Montello, per non parlare di Piave, Monte Grappa o Vittorio Veneto. Il motivo è presto detto. Il mito della Grande Guerra e della nostra vittoria è legato ai luoghi che hanno visto i nostri nonni e bisnonni combattere ai confini della Patria, sull’Isonzo, sulle montagne del Trentino, o sul Piave dopo Caporetto; e pochi sanno che il Regio Esercito è stato impegnato anche su fronti esteri, al fianco dei nostri alleati: reparti italiani hanno combattuto sul fronte macedone, dove assieme a francesi e inglesi si sono battuti contro i bulgari alleati degli Imperi Centrali (Germania ed Austria-Ungheria, seguite poi dall’Impero Ottomano), in favore dei greci alleati delle nazioni dell’Intesa (Francia, Gran Bretagna, Russia fino a prima della rivoluzione, e successivamente Italia e Stati Uniti); ed un intero Corpo d’Armata (circa 25.000 uomini) ha poi combattuto in Francia, su quel fronte occidentale in cui si erano consumate le orribili mattanze Verdun e della Somme.

La decisione di inviare un contingente italiano sul fronte occidentale fu presa dal governo Orlando in base al principio di reciprocità: dopo Caporetto francesi ed inglesi avevano inviato truppe sul fronte italiano dando il loro contributo alla battaglia del Solstizio (e successivamente a quella di Vittorio Veneto); era giusto quindi che l’Italia contraccambiasse inviando truppe sul fronte francese.

Come abbiamo accennato, furono inviati 25.000 uomini facenti parte del II° Corpo d’Armata, reduce dalle battaglia dell’Isonzo e del Piave, comandato dal generale Alberico Albricci; tale reparto era costituito dalle divisioni 3a (brigate Napoli e Salerno) ed 8a (brigate Brescia ed Alpi, quest’ultima idealmente erede dei cacciatori delle Alpi di Giuseppe Garibaldi, motivo per il quale fu posta al comando di Peppino Garibaldi, discendente dell’eroe risorgimentale). Per la cronaca, nel II°Corpo d’Armata militavano personaggi che diverranno illustri, come Curzio Malaparte e Giuseppe Ungaretti, che proprio durante quell’esperienza scrisse i famosi versi della poesia Soldati (“si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”). Le operazioni di trasferimento verso la Francia iniziarono nel mese di aprile del 1918 e richiesero ben 87 convogli ferroviari; giunti a destinazione, i reparti italiani furono inquadrati nella 5aArmée francese schierata nella vallata del fiume Ardre.

Il II° Corpo d’Armata italiano fu subito impegnato contro l’offensiva che i tedeschi stavano portando avanti contro le linee francesi, in quella che è passata alla storia come l’”offensiva di primavera”, ossia l’ultima dell’esercito tedesco nella Grande Guerra fino alla sua sconfitta finale. I tedeschi avevano sfondato le linee alleate a Reims, giungendo a meno di 100 chilometri da Parigi; il comando francese affidò ai nostri reparti il compito di sbarrare la strada ai tedeschi nel settore di Bligny, in una zona boscosa di fondamentale importanza strategica.

Il 23 giugno i nostri furono massicciamente chiamati in causa quando i tedeschi colpirono le linee italiane con un massiccio bombardamento della loro artiglieria, per pi assaltare le nostre trincee; riuscirono a penetrare in alcuni punti, ma i nostri reparti contrattaccarono a prezzo di enormi sacrifici, le posizioni perdute vennero riconquistate e i contrattacchi nemici puntualmente respinti. Il 29 i tedeschi dovettero rinunciare e di fronte alla tenace resistenza italiana furono costretti a ritirarsi.

Si arrivò poi alla seconda battaglia della Marna (la prima si svolse all’inizio della guerra, nel settembre del 1914, quando i francesi fermarono l’avanzata tedesca verso Parigi), ed il 15 luglio fu nuovamente investito il settore tenuto dal II° Corpo d’Armata italiano. I tedeschi colpirono duramente le nostre linee con un intensissimo bombardamento portato avanti con il massiccio uso di proiettili a gas, per poi passare all’attacco con reparti di fanteria appoggiati da carri armati e lanciafiamme. L’assalto tedesco fu impetuoso, i nostri reparti furono sopraffatti e dovettero ritirarsi assieme ai francesi con i quali saldavano la linea in quel settore; eroico fu il comportamento della nostra artiglieria, le cui batterie si sacrificarono per permettere al nostro schieramento di retrocedere. Il giorno seguente, il 16 luglio, i reparti d’assalto italiani e due reggimenti francesi contrattaccarono riuscendo a fermare l’avanzata tedesca.

Il 17 il comando francese ordinò la controffensiva generale nel settore dell’Ardre: sulla destra la 3a divisione italiana, al centro e sulla sinistra le divisioni 120a e 14a francese. L’offensiva ebbe successo, ed i reparti italiani raggiunsero tutti gli obiettivi stabiliti, catturando numerosi prigionieri tedeschi. Il prezzo di quella vittoria fu però altissimo, vedendo la perdita di circa 9.000 italiani (5.000 morti e 4.000 feriti), ossia il 40% delle forze schierate.

Il II° Corpo d’Armata sarà poi impegnato nell’offensiva finale alleata: a partire dalla fine di settembre del 1918 i reparti del generale Albricci attaccarono le posizioni tedesche conquistando una cittadina dopo l’altra, avanzando per ben 70 chilometri in pochi giorni; e quando i tedeschi iniziarono la loro ritirata, i reparti della cavalleria italiana si gettarono all’inseguimento giungendo fin sulla Mosa. Le operazioni terminarono all’entrata in vigore dell’armistizio, quel giorno 11 novembre 1918 che vide la fine della Grande Guerra. A pace conclusa, i reparti italiani parteciparono alle parate della vittoria a Parigi, Bruxelles e Londra.

I resti dei soldati italiani caduti sul fronte occidentale riposano nei cimiteri militari italiani di Bligny e Soupir, su quegli stessi campi che li videro cadere a migliaia, in aree che la Francia ha donato perennemente all’Italia.

Ed ora conosciamo la ragione dei nomi di quelle vie Albricci e Bligny nelle nostre città; e a fronte dei numeri del sacrificio, niente scuse: passando per quei viali, un pensiero ai soldati italiani caduti in Francia per la vittoria è d’obbligo.

Marco Ammendola

Foto: il cimitero militare italiano di Bligny (fonte Wikipedia)

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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