Storia

I GIORNI DELL’IRA

Gli Anni di Piombo – Il 1977, il 1978, la deriva violenta

Il 1977 segnò la svolta definitiva delle manifestazioni di piazza che divennero connotate da episodi di violenza. Una buona sintesi di quello che era il clima di quei giorni, è data dalle parole degli storici, Moroni e Balestrini: “nel ’77, divampò la generalizzazione quotidiana di un conflitto politico e culturale che si ramificò in tutti i luoghi del sociale, esemplificando lo scontro che percorse tutti gli anni settanta, uno scontro duro, forse il più duro, tra le classi e dentro la classe, che si sia mai verificato dall’unità d’Italia.

Quarantamila denunciati, quindicimila arrestati, quattromila condannati a migliaia di anni di galera, e poi morti e feriti, a centinaia, da entrambe le parti”.

11 marzo 1977, Bologna: la città è scenario di violenti scontri. Un proiettile vagante colpisce ed uccide Pier Francesco Lorusso, uno studente militante di Lotta Continua. La piazza reagisce con veemenza e l’allora Ministro degli Interni, Francesco Cossiga dispone l’impiego di mezzi cingolati per contenere l’ira dei manifestanti. Nel settembre dello stesso anno, finisce in manette un Carabiniere, Massimo Tramontani. Secondo l’accusa è lui ad aver sparato, uccidendo Lorusso. In fase istruttoria, Tramontani viene prosciolto per mancanza di prove dal pesante capo d’accusa, ma questo provvedimento lascia nel dubbio e nella rabbia la sinistra radicale, alla quale Lorusso era riconducibile. Si arrivò anche alla trasfigurazione dei fatti, sostenendo che Lorusso era stato colpito alla schiena, mentre l’esame autoptico aveva ampiamente dimostrato che il colpo era penetrato nel petto.

A pochi giorni di distanza dai fatti di Bologna, il 22 marzo cade ucciso a Roma l’agente di Polizia, Claudio Graziosi. Il poliziotto stava procedendo all’arresto di due terroriste dei NAP, i Nuclei Armati Proletari; si trattava di Maria Pia Vianale e Franca Salerno. A sparare il colpo mortale fu Antonio Lo Muscio, anch’egli organico ai NAP.

Il 31 marzo è la giornata nera di Venezia. La città è devastata dalla guerriglia urbana.

Il 5 aprile, a Napoli avviene il primo sequestro eccellente per mano dei terroristi. Ad essere rapito è Guido De Martino, il figlio di Francesco De Martino, l’ex Segretario del Partito Socialista. Bisognerà aspettare sino al 15 maggio successivo per riaverlo in libertà. I giorni del sequestro di Guido De Martino furono lastricati da rivendicazioni contraddittorie. In un primo momento, una cellula terroristica di Sesto San Giovanni vicina ai NAP, si assume la responsabilità dell’azione con comunicati alla stampa e la pretesa della lettura di un loro comunicato in televisione. I NAP però, con un loro comunicato al quotidiano ‘Il Messaggero’, prendono le distanze da quella rivendicazione e scaricano la responsabilità sul terrorismo di destra. Nonostante la liberazione di De Martino, previo pagamento di un riscatto pari ad un miliardo delle vecchie lire, ancora oggi permangono molti dubbi.

Il 21 aprile, è ancora Roma ad essere segnata dalla violenza. Durante i momenti che seguono all’azione di sgombero dell’università, militanti dell’area autonoma aprono il fuoco contro la Polizia. Perderà la vita l’allievo sottufficiale, Settimio Passamonti, colpito da due pallottole. Altri tre agenti, tra i quali Antonio Merenda rimangono feriti; con essi, anche un Carabiniere ed una giornalista, Patrizia Bermier. I feriti, fortunatamente si salveranno.

anni di piombo28 aprile, Torino. Un commando delle Brigate Rosse composto dai terroristi Rocco Micaletto, Lorenzo Betassa, Raffaele Fiore ed Angela Vai, spara ed uccide il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino, Fulvio Croce. Obiettivo dell’azione, compromettere lo svolgimento del processo al ‘nucleo storico’ brigatista.

Il 12 maggio, la violenza e la morte tornano a Roma. Durante l’ennesima manifestazione cruenta, muore una studentessa, Giorgiana Masi. Elena Ascione ed un Carabiniere, Francesco Ruggiero rimangono feriti.

Due giorni dopo, il 14 maggio è il momento delle strade insanguinate anche per Milano. Estremisti di sinistra, durante una manifestazione sparano alla Polizia. A perdere la vita è l’agente Antonio Custra. Appartiene a quella giornata, la celeberrima fotografia che immortala un estremista incappucciato, mentre a mani giunte impugna una pistola e spara: la foto diviene il simbolo di quei giorni di violenza cieca. L’arma da fuoco più diffusa è la P38.

3 ottobre, Torino. E’ in corso una manifestazione quando estremisti di sinistra, lanciano una molotov contro il bar ‘L’Angelo Azzurro’. All’interno si trova Roberto Crescenzio, un semplice cliente. La molotov lo centra in pieno, procurandogli gravissime ustioni che ne comporteranno la morte.

Lentamente e dolorosamente ci si avvia verso il 1978, un altro anno pessimo per la nostra democrazia.

Il 1978 si apre come peggio non potrebbe. A Roma, la sera del 7 gennaio, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, militanti della sezione ‘Acca Larentia’ del Movimento Sociale Italiano, al quartiere Tuscolano, vengono trucidati a colpi di mitraglietta Skorpion. La rivendicazione è data dai Nuclei Armati per il Cotropotere Territoriale. E’ una sera dove il sangue non vuole smettere di scorrere; si verificano scontri tra missini e Forze dell’Ordine: morirà un militante del Fronte della Gioventù, Stefano Recchioni, colpito da una pallottola sparata dal Capitano dei Carabinieri, Edoardo Sivori. I fatti di Acca Larentia rappresenteranno l’inizio dell’eversione di estrema destra che con i costituitisi NAR, i Nuclei Armati Rivoluzionari, colpiranno non solo obiettivi di estrema sinistra, ma anche esponenti dello Stato, identificato come reo della morte di Recchioni.

Il 18 marzo, a Milano, 8 colpi di pistola lasciano a terra privi di vita, Fausto Tinelli e Lorenzo ‘Iaio’ Iannucci. Entrambi frequentavano il Centro sociale di sinistra, Leoncavallo. La rivendicazione è fatta dai NAR. Tuttavia, a distanza di molti anni, restano ancora ombre su quel duplice omicidio e non tutti sono pienamente convinti dell’autenticità di quella rivendicazione.

Nella prossima puntata affronteremo i giorni struggenti del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro e la fine degli Anni di Piombo.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo

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