Storia

IL CASO MORO. La prigionia

Via Gradoli o Via Montalcini?

Un altro dei misteri che avvolsero i giorni del sequestro di Aldo Moro e quelli successivi negli anni, fu legato al luogo di prigionia dello statista democristiano.

In un primo momento, si suppose che Moro venisse tenuto nell’appartamento di Via Gradoli, a Roma, che era in uso a Mario Moretti e Barbara Balzerani. Tuttavia, c’erano almeno un paio di aspetti che non lo potevano ritenere idoneo allo scopo: le dimensioni ed il fatto che fosse in affitto. Se il primo motivo infatti, lo rendeva troppo piccolo per poter realizzare un luogo di detenzione al suo interno, il secondo lo metteva a rischio di visita da parte dei proprietari.

Per ammissione stessa dei brigatisti nel corso delle fasi processuali, venne stabilito che la “prigione del popolo” era stata realizzata in un’abitazione di Via Camillo Montalcini al civico 8, sempre nella Capitale. A rendere ideale questo luogo, il fatto che fosse una proprietà delle Brigate Rosse. Era infatti intestato ad Anna Laura Braghetti ed era stato pagato con i proventi del sequestro di Pietro Costa.

Ufficialmente, la casa era vissuta dalla Braghetti e dal suo finto fidanzato, conosciuto come “Ingegner Luigi Altobelli” ma che in realtà era Germano Maccari, brigatista di lungo corso, legato da profonda amicizia con Valerio Morucci e Prospero Gallinari. Maccari viveva da tempo in clandestinità, inseguito dai mandati di cattura a suo carico. Nei 55 giorni del sequestro non lasciò mai l’abitazione, divenendo quindi il carceriere di Moro. In quei giorni, erano frequenti le visite di Moretti che continuava a vivere con la Balzerani nella casa di Via Gradoli. Era Moretti ad interrogare Moro e a gestire i contatti con il Comitato Esecutivo brigatista con il quale assumeva le decisioni circa i passi da fare nella gestione del sequestro.

Fu l’UCIGOS, a distanza di pochi mesi dalla fine del sequestro, a scoprire il covo di Via Montalcini e a tenerlo sotto controllo. I brigatisti si accorsero di essere controllati e per questo si affrettarono a vendere l’appartamento e sparire nei primi giorni di ottobre del 1978.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo

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