Storia

Il quadrato di picchieri: la fanteria torna protagonista della battaglia

Una semplice asta appuntita mette in crisi il ruolo della cavalleria sul campo di battaglia

Dopo aver dedicato spazio ai lanzichenecchi, le temute truppe mercenarie di epoca rinascimentale che si contrapponevano ai picchieri svizzeri, vedremo ora come questi ultimi rappresentarono una vera rivoluzione sulla tattica militare della loro epoca, e come il loro impiego sul campo ribaltò il rapporto di forza tra cavalleria e fanteria.

Il Rinascimento è noto a tutti come un’epoca in cui vi fu in Europa il fiorire di arti e lettere come mai prima di allora; ma il periodo che va tra l’inizio della seconda metà del quattrocento e la fine del cinquecento, fu anche un susseguirsi di conflitti, battaglie e assedi, che videro l’arte della guerra subire profonde e radicali trasformazioni. In particolare, mentre nel Medioevo la regina incontrastata dei campi di battaglia era stata senza dubbio la cavalleria (è nota a tutti l’immagine tipica del cavaliere medievale con la sua pesante armatura e la lunga lancia), verso la metà del quattrocento si assiste ad un ritorno della fanteria come elemento fondamentale della tattica di combattimento.

Difatti, lo strapotere della possente cavalleria che spadroneggiava sui campi di battaglia medievali, di fronte alla quale ben poco potevano i fanti armati di spada, viene ridimensionato dall’introduzione della ”picca”, un’asta di legno lunga diversi metri, terminante con una punta metallica; un’arma semplice ma che, opportunamente impiegata, aveva ribaltato i rapporti di forza tra cavalleria e fanteria, ridando a quest’ultima un ruolo da protagonista.

Un singolo fante armato di picca (picchiere), continuava ad essere sostanzialmente impotente difronte alla carica di un cavaliere pesantemente corazzato, ma se un certo numeri di questi fanti (da 1500 fino anche a 6000), venivano organizzati a formare un quadrato profondo anche decine di file, dal quale sporgeva un grande numero di picche con la loro punta acuminata, la forza d’urto della cavalleria veniva meno, dato che i cavalli si bloccavano rifiutandosi di avanzare contro questo muro di punte protese verso il loro nudo petto. Negli scontri tra fanterie poi, l’urto tra i quadrati delle forze contrapposte richiamava la tattica della falange oplitica.

La scelta della formazione a quadrato non era casuale, dato che questa era solida, semplice da realizzare e capace di respingere attacchi provenienti da ogni lato. Per completarne l’efficacia, i quadrati di picchieri erano integrati con nuclei di arcieri, balestrieri e tiratori con armi da fuoco. Sul campo di battaglia erano ovviamente presenti più quadrati per ciascun esercito, al fine di fornire supporto reciproco e sovrapporre il volume di fuoco delle armi da tiro.

Per far sì che questo tipo di tattica risultasse efficace, era però fondamentale che il quadrato assumesse la forma e la necessaria compattezza in tempi rapidi, che gli uomini accalcati nella formazione non si ostacolassero a vicenda, e che gli ordini venissero prontamente eseguiti da tutti con la più assoluta disciplina. In questo senso la nascita di questa tattica rappresentò anche un deciso cambiamento culturale: il ruolo da protagonista solitario del cavaliere medievale era ora sostituito da un collettivo di soldati, in cui il valore del gruppo contava più delle qualità individuali.

E difatti, proprio per l’esigenza di avere una pronta risposta agli ordini impartiti dai comandanti, in questo periodo viene introdotto l’uso di pifferi e tamburi per scandire i movimenti della truppa, coordinarne i ritmi cadenzati, e dirigerne le evoluzioni. E sempre per lo stesso motivo, cioè la necessita della più assoluta disciplina, è proprio in quest’epoca che nasce la figura dell’ “ufficiale basso”, cioè quel “sergente” che aveva il compito di trasmettere alla truppa gli ordini impartiti dai comandanti, provvedendo a che tali ordini venissero prontamente eseguiti. E dato che l’istantanea formazione del quadrato, e la sua tenuta quando veniva caricato dalla cavalleria o dalla fanteria nemiche, era fondamentale per il buon esito dello scontro, e quindi per la sopravvivenza di tutti, atti di indisciplina o momenti di panico di singoli soldati venivano risolti dal sergente che non esitava, se necessario, a sopprimere l’elemento di disturbo.

I picchieri erano fanti altamente specializzati che, soprattutto in Svizzera verso la metà del quattrocento, costituirono compagnie di mercenari che avevano sviluppato questo sistema di combattimento così efficace che sovrani, principi e signori, erano disposti a spendere cifre anche considerevoli per assicurarsi i servigi di questi uomini d’arme, che divennero richiestissimi (e molto ben pagati) presso tutti gli stati e le corti d’Europa.

Il nuovo ruolo da protagonista della fanteria fu sancito sul campo in numerose battaglie quali Fornovo (1495), Cerignola (1503), Agnadello (1509), Pavia (1525) e molte altre. La picca inserita nel quadrato di fanti, unitamente all’arrivo delle armi da fuoco, che il progresso tecnologico e produttivo stavano lentamente trasformando in quelle che conosciamo oggi, avevano radicalmente trasformato il modo di combattere e di fare la guerra rispetto all’epoca medievale: ora i conflitti non erano più questione di pochi cavalieri che risolvevano le battaglie in piccoli e brevi scontri di portata limitata, ma erano divenuti una questione di stato che riguardava un gran numero di uomini e mezzi, che si scontravano su ampi territori coinvolgendo intere popolazioni.

La formazione di picchieri a quadrato verrà messa in crisi solo con l’arrivo sul campo di battaglia delle artiglierie, sempre più potenti e precise, rispetto alle quali questa organizzazione lenta e massiccia risulterà un bersaglio estremamente facile e vulnerabile.

Marco Ammendola

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Redazione La Voce

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