Storia

La battaglia di Sant’Egidio, luglio 1416

Braccio da Montone stravince grazie al suo intuito tattico

Tempo addietro abbiamo dedicato un articolo alla figura di Braccio da Montone (1368-1324), il grande condottiero italiano che con le sue conquiste riuscì a creare uno vasto stato nel centro Italia, comprendente l’Umbria, le Marche, l’Abruzzo e parte del Lazio. Nelle note biografiche abbiamo altresì visto come il nostro appartenesse ad una famiglia che faceva parte di una fazione che fu scacciata dalla città di Perugia; Braccio apprese quindi il mestiere della armi coltivando sempre il desiderio di rientrare da vincitore nella città da cui fu cacciato.

E l’occasione gli si presentò quando, dopo aver messo in piedi una compagnia di ventura di 12.000 uomini personalmente addestrati da Braccio alle più moderne tattiche militari dell’epoca, si ritrovò presso la località di Sant’Egidio (a dieci chilometri da Perugia, lungo le sponde del Tevere) a confrontarsi con le truppe perugine comandate dal condottiero Carlo I Malatesta. Era il 12 luglio del 1416.

La particolarità della tattica utilizzata da Braccio in questa battaglia, fu quella di non utilizzare la sua cavalleria a massa come si era soliti fare, ma suddividendola in piccole squadre da lanciare a gruppi nella mischia, per poi ritirarsi venendo sostituiti da squadre fresche; inoltre Braccio ebbe la lungimiranza e l’intelligenza di far predisporre delle botti d’acqua nelle immediate retrovie del campo di battaglia, dimodoché i sui cavalieri (e i loro cavalli) avessero la possibilità di riposarsi e dissetarsi nella caldo torrido di quel mese di luglio. Il vantaggio fu enorme, dato che gli uomini di Braccio prendevano parte alla battaglia essendo riposati e rinfrescati, contro quelli del Malatesta che combattevano in formazione serrata, stanchi ed arsi dalla calura, in una lotta che durava ormai da più di sette ore (dalle nove del mattino alle quattro del pomeriggio) di quel giorno di piena estate.

In pratica gli uomini di Braccio tennero, con i loro continui attacchi mordi e fuggi, continuamente sotto pressione gli avversari, disorientando il Malatesta che in quella situazione si trovava nell’impossibilità di intuire le intenzioni del nemico; e quando il momento fu giudicato propizio, ossia quando Braccio valutò che lo sfiancato nemico stesse per cedere, diede l’ordine di lanciare le riserve all’attacco per lo sfondamento definitivo. Per la cronaca, Carlo Malatesta fu catturato e liberato dietro riscatto dopo cinque mesi di prigionia.

L’episodio in questione fu quindi una vittoria totale per Braccio da Montone, seguita poi al trionfo del rientro nella città dalla quale era stato scacciato e di cui divenne il signore.

La battaglia di Sant’Egidio fu un piccolo scontro, ma all’epoca ebbe grande risonanza e fece molto parlare in tutta Italia, tanto che per lungo tempo si è creduto che l’evento bellico fosse stato immortalato da Paolo Uccello in quella che poi si è scoperta essere in realtà la rappresentazione della battaglia di San Romano, combattuta tra Senesi e Fiorentini il 2 giungo del 1432; l’opera in questione è quella dell’immagine che abbiamo scelto per il nostro articolo.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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