Storia

La terribile peste di Atene: gli spartani ringraziano

La misteriosa epidemia che fiaccò la resistenza ateniese

Nei secoli passati la peste era l’incubo ricorrente per l’uomo, e la storia testimonia di veri flagelli causati da quel terribile morbo, come la spaventosa epidemia del ‘300, quella del ‘600, la peste di Giustiniano, e molte altre. Spesso però, soprattutto nell’antichità, i cronisti e gli storici dell’epoca parlavano di pestilenza usando questo termine come sinonimo di epidemia, il che significa che vi sono stati casi di grandi epidemie passate alla storia come peste, ma che in realtà furono malattie diverse dalla peste propriamente detta. A questo proposito un caso significativo è quello della peste di Atene, che ora andremo a descrivere.

Intanto il contesto storico. Siamo nel periodo della Guerra del Peloponneso (con questa espressione si intende la Seconda Guerra del Peloponneso, essendocene stata una nel 460 a.C. – 445 a.C.), combattuta nel periodo   431 a.C. – 404 a.C. tra Sparta ed Atene, ciascuna a capo delle rispettive coalizioni.

Come spesso capita nelle epidemie del passato, il morbo che colpì la capitale dell’Attica (ossia la regione in cui si trovava Atene) giunse dal mare, particolarmente con le navi che attraccavano nel porto del Pireo; l’anno è il 430 a.C. Il porto ateniese era in quel periodo un continuo viavai di navi, dato che i rapporti di forza terrestri erano nettamente a favore degli spartani, ragione per cui gli ateniesi, guidati da Pericle, si ritirarono dietro le mura cittadine riuscendo ad approvvigionarsi di quanto necessario tramite la loro potente flotta. La decisione di ritirarsi dietro le mura comportò il sovraffollamento della già popolosa città, ingrandita dall’afflusso degli abitanti delle campagne circostanti, ed ovviamente la cosa comportò il deterioramento delle condizioni igieniche e la nascita di un terreno fertile per il propagarsi di malattie, soprattutto per l’aumentata presenza in città di topi, zanzare, mosche e parassiti, che potevano veicolare batteri e virus.

Lo storico ateniese Tucidide ci descrive la malattia affermando che essa era giunta dall’Etiopia passando attraverso l’Egitto, e di qui ad Atene.

L’epidemia uccise due terzi della popolazione ateniese (tra cui lo stesso Pericle e la sua intera famiglia), e fu tanto spaventosa che gli stessi spartani, intimoriti dagli innumerevoli roghi presenti ad Atene per la cremazione dei cadaveri, si tennero alla larga dalla città nemica per evitare il contagio.

Gli storici dibattono sulla reale natura di quell’epidemia passata allo storia come pestilenza, ma che potrebbe essere stata di vaiolo, morbillo, tifo, antrace, e forse addirittura ebola; non è poi da escludere che possano essere coesistite più malattie allo stesso tempo. Alcuni ricercatori ritengono come più probabile l’ipotesi tifo, essendo questa un’infezione tipica delle zone di guerra, e del cui batterio sono state recentemente riscontrate tracce di DNA nella polpa dentaria appartenente a scheletri ritrovati in un antica fossa comune ateniese dell’epoca dell’epidemia; tale l’ipotesi non è condivisa però da alcuni i quali sottolineano come nelle cronache di Tucidide manchi la descrizione dei tipici sintomi intestinali del tifo. Interessante è poi l’ipotesi ebola, che sfaterebbe la convinzione che questa malattia sia di origine recente.

Per la cronaca, la Guerra Peloponnesiaca fu vinta dagli spartani quando costrinsero Atene alla resa nel 404 a.C.; e la terribile epidemia, di qualunque malattia possa essersi trattato, è senz’altro stata un valido alleato di Sparta.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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