Amore

L’ansiosa ricerca di previsioni per il nuovo anno…

…creare un 2020 felice è possibile!

Amiche ed Amici carissimi, come ogni anno è tempo di oroscopi e consulti con cartomanti, veggenti  e maghi o sedicenti tali. “Come sarà il nuovo anno?”“incontrerò l’amore della mia vita?”, “ritornerà da me il mio amato perduto?”, “trovero’ un lavoro?” queste  sono le domande, intrise di aspettative  che la maggior parte dei consultanti pone ai cd “indovini”.

Di seguito un significativo dialogo…

Giacomo Leopardi – Il venditore di almanacchi e il passeggere – tratto da Operette Morali 

Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l’anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest’anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent’anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

Considerazioni pacate sino ad apparire serene sull’irrimediabile infelicità umanain questo dialogo tra un venditore di almanacchi ed un passante –passeggere- in ansiosa ricerca di previsioni sul nuovo anno. Tratto da Operette Morali di Giacomo Leopardi, questo dialogo descrive con ironia, non scevra da disillusione, le aspettative di felicità che tutti noi riponiamo nel nuovo anno.

Se dimentichiamo che tale componimento in prosa risale al 1832, direi che stiamo leggendo il classico consulto tra un “comune mortale” dei giorni nostri e  l’astrologo o il cartomante di fiducia, cui pochi di noi resistono dall’interrogare,  nell’illusione di udire che  si stanno per realizzare tutti i desideri.

Illusione che, per maggiore dignità scegliamo di definire speranza.Ma forse la speranza non contiene un pizzico d’illusione?

Con i nostri pensieri e le nostre convinzioni, unitamente ad una fervida immaginazione arricchita con dovizia di particolari ed intensa partecipazione emotiva,creiamo la nostra realtà.

E’ quindi, orientando la nostra immaginazione,  proiettando noi stessi appagati nella realtà desiderata, simulando sino a percepire la gioia, esattamente “come se fosse vero”,ecco che potenziamo il verificarsidi quanto ci dirà…  il venditore di almanacchi!

All’insegna dell’adagio “credici che si avvera”, auguro a tutti voi un anno volto alla realizzazione dei vostri sogni!

Daniela Cavallini

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