Storia

Marzo 1942: la seconda battaglia della Sirte

Fallisce il tentativo inglese di soccorrere Malta

Dopo una breve pausa ritorniamo ad occuparci della guerra navale nel Mediterraneo tra italiani ed inglesi; e lo facciamo rivivendo una battaglia navale classica combattuta in mare aperto, dopo aver narrato delle epiche gesta dei nostri incursori di marina che nel porto britannico di Alessandria d’Egitto annientarono la flotta da battaglia inglese il 19 dicembre del 1941.

Siamo nel mese di marzo del 1942, ossia nel periodo in cui infuriava l’offensiva italo-tedesca in Nord Africa, al comando del generale Rommel; le marine dei due contendenti erano quindi fortemente impegnate sia nella protezione del proprio naviglio mercantile che riforniva l’esercito impegnato nell’offensiva, sia nell’impedire a quella avversaria di fare lo stesso. In questo quadro si inserisce lo scontro che si svolse nel golfo della Sirte, al largo della costa libica, proprio nelle stesse acque in cui si era svolta la prima battaglia della Sirte (17 dicembre 1941), della quale ci siamo occupati in un precedente articolo.

Per i britannici era di vitale importanza permettere a Malta, strategicamente importantissima e vera spina nel fianco per gli italiani, di continuare a resistere; l’isola era difatti continuamente e pesantemente bombardata dall’aviazione dell’Asse, ed era ormai quasi priva di rifornimenti, agonizzante sotto le bombe italo-tedesche. Gli inglesi decisero quindi di organizzare un convoglio di 4 mercantili per rifornire l’isola, ovviamente opportunamente scortato.

Dato che, come abbiamo visto, la flotta da battaglia britannica era stata privata di tutte le corazzate disponibili (la Valiant e la Queen Elizabeth erano state colpite dall’incursione italiana su Alessandria, mentre la Barham era stata affondata da un sommergibile tedesco), la scorta fu affidata ad un naviglio leggero, costituito da 5 incrociatori e 18 cacciatorpediniere, questi ultimi particolarmente insidiosi per la loro capacità di lanciare siluri contro le più pesanti unità della flotta italiana. Il piano inglese prevedeva che in caso di contatto con una formazione italiana metà delle navi disponibili trattenessero gli italiani con un’operazione di attacco e dissimulazione tramite cortine fumogene (lo scontro frontale era impensabile dato che, come abbiamo già sottolineato, al momento gli inglesi erano privi di navi da battaglia e quindi gli italiani potevano avvantaggiarsi di un maggior volume di fuoco), mentre l’altra metà avrebbe continuato a scortare i mercantili fino a destinazione.

Alle 14:30 del 22 marzo del 1942 il convoglio scortato inglese era in navigazione verso Malta quando furono avvistate delle unità italiane: immediatamente furono alzate le cortine fumogene, mentre gli italiani si stavano avvicinando in formazione.

La squadra italiana era composta dalla corazzata Littorio, gli incrociatori pesanti Gorizia e Trento, l’incrociatore leggero Giovanni dalle Bande Nere, ed 8 cacciatorpediniere.

La battaglia infuriò per diverse ore, con gli italiani che cercavano di colpire con i cannoni delle loro unità pesanti le navi inglesi, e queste ultime che uscivano dalle cortine di fumo per lanciare i loro siluri contro le unità italiane, per poi ritornare ad occultarsi nel fumo. Nessuna unità italiana fu colpita, ma la presenza dei numerosi cacciatorpediniere inglesi rappresentavano un pericolo troppo concreto per le unità pesanti italiane, cosa che impediva alle nostre navi di farsi sotto per sfruttare al meglio la loro superiorità di fuoco.

Alla fine, verso le 19:00 gli italiani rinunciarono, dato che il sopraggiungere dell’oscurità li avrebbe visti in svantaggio rispetto agli inglesi, essendo questi dotati dei radar che le nostre unità invece non avevano; la battaglia si concluse senza che gli italiani riuscissero a dare il colpo decisivo agli inglesi, i quali lamentarono comunque gravi perdite alla fine dello scontro: numerosi incrociatori e cacciatorpediniere furono gravemente danneggiati in conseguenza dei colpi subiti con le bordate lanciate dai cannoni delle navi italiane, mentre i danni subiti dalle unità italiane furono lievi. Nel complesso gli italiani ottennero la vittoria tattica, anche se la superiorità di volume di fuoco (in parte limitata dalle cattive condizioni del tempo che rendevano difficoltoso l’inquadramento dei bersagli, tra l’altro efficacemente occultati dalle cortine fumogene) avrebbe potuto essere meglio sfruttata per ottenere un maggior risultato.

Fu però il giorno seguente che gli inglesi subirono una dura batosta, quando le superstiti unità della loro flotta vennero duramente colpite dall’aviazione italo-tedesca: tutti e quattro i piroscafi britannici vennero colpiti ed alla fine solo 5.000 delle 26.000 tonnellate di rifornimenti partiti da Alessandria riuscirono a raggiungere Malta.

Il bilancio conclusivo della battaglia fu di 3 incrociatori e 6 cacciatorpediniere inglesi gravemente danneggiati (oltre al sostanziale fallimento dell’operazione di rifornimento di Malta), mentre gli italiani non lamentarono alcuna perdita durante lo scontro, mentre i cacciatorpediniere Scirocco e Lanciere furono affondati da una tempesta; solo 18 dei 470 uomini che costituivano gli equipaggi delle due unità furono tratti in salvo dai soccorsi. Sfortuna volle che quei marinai fossero vittime del mare impietoso, che riuscì laddove gli inglesi avevano fallito.

Marco Ammendola

 

Immagine: la corazzata Littorio

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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