Storia

Megiddo, 1479 avanti Cristo: la schiacciante vittoria del “Napoleone d’Egitto”

Thutmosi III rischia moltissimo, ma riesce a conseguire una vittoria decisiva

Per molti imperi dell’antichità la regione mediorientale rappresentava fonte di grande ricchezza: la Siria e la Palestina furono le regioni più ricche dell’Impero Romano unito, determineranno la superiorità economica di quello d’Oriente su quello d’Occidente dopo la divisione (395 d.C.), vi si svolsero le Crociate (che naturalmente furono fatte anche per altri motivi, non solo economici), con la caduta dell’Impero Ottomano, sconfitto nel 1918, Francia e Gran Bretagna si spartiranno quelle terre; ed ancora oggi l’area siriano-palestinese è oggetto delle attenzioni delle grandi potenze. E anche i faraoni dell’Antico Egitto ebbero sempre moltointeresse per quell’area, evidentemente da sempre fonte di ricchezza e quindi oggetto fin dall’antichità delle attenzioni strategiche dei regnanti.

Fu sotto il regno di Thutmosi I che l’Egitto estese i propri confini alla zona in questione, mettendo radici in un’area geografica ambita da molti. Alla morte di Thutmosi I (1500 a.C. circa) gli succedette Thutmosi II, il quale morì poco dopo; il successore, Thutmosi III, era ancora in tenera età, per cui ebbe la reggenza del regno la regina Hatshepsut. Quest’ultima inaugurò un ventennio di pace, cosa che spinse i sovrani dell’area mediorientale assoggettati all’Egitto a ribellarsi per recuperare la loro indipendenza; e difatti alla morte della regina vi fu un’aperta ribellione di150 principi locali guidati dal principe di Qadesh, consci del fatto che sul trono d’Egitto era salito un sovrano giovane ed inesperto.

Salito quindi al trono, il giovane Thutmosi III (più o meno ventenne) volle cambiare radicalmente registro in politica estera e fece immediatamente rafforzare e riorganizzare un esercito rimasto sostanzialmente inoperante per vent’anni; decise quindi di marciare verso i ribelli per ripristinare l’autorità dell’Egitto su quelle ricche terre.

Thutmosi condusse l’esercito compiendo una durissima marcia di 250 chilometri lungo la costa fino a giungere a Gaza, ed in altri 12 giorni gli egiziani coprirono altri 140 chilometri e si accamparono presso Yahem, a 25 chilometri da Megiddo, città fortificata capitale delle forze ribelli. Ma a questo punto al faraone si aprirono due possibilità per raggiungere Megiddo dall’accampamento di Yahem: a nord del monte Carmel per giungere a Megiddo da nord, o passando per la città di Tannach e giungere alla città ribelle da sud. Erano le due vie più sicure, ma anche le più lunghe, il che avrebbe significato essere individuati per tempo dalle forze ribelli e di conseguenza la rinuncia all’importantissimo fattore sorpresa. Vi era però una terza possibilità. Passando per il passo di Aruna, una stretta gola che si snodava tra le montagne, l’esercito egiziano sarebbe giunto nei pressi di Megiddo nel momento e nel punto in cui i ribelli non si sarebbero mai aspettati.Passare per quella stretta gola era però un grossissimo rischio: se i ribelli si fossero accorti della mossa di Thutmosi, avrebbero potuto facilmente attaccare il suo esercito dall’alto, e per gli egiziani non vi sarebbe stato scampo da una sicura e disastrosa sconfitta. Dopo una lunga discussione con i suoi generali, assolutamente contrari ad una scelta così rischiosa, il faraone decise: avrebbe giovato il tutto per tutto e corso il rischio.

Il principe di Quadesh, che mai avrebbe pensato che il suo avversario potesse rischiare tanto facendo passare il suo esercito per la gola di Aruna, schierò il proprio esercito nei pressi di Tannach; Thutmosi fu molto fortunato e la sua rischiosissima scelta si rivelò vincente.

Il faraone guidò il passaggio per la stretta gola ponendosi col proprio carro in testa alla fila (il passo era talmente stretto che i soldati egiziani dovettero attraversarlo in fila indiana), rischiando in prima persona, volutamente per ispirare fiducia nei suoi atterriti soldati. Superato il valico indenne, Thutmosi schierò l’esercito poco distante da Megiddo mentre il principe di Quadesh, informato dell’inaspettata mossa nemica, si precipitò a difendere la città.

Quando i due eserciti furono uno di fronte all’altro, fu il faraone a dare per primo l’ordine di attacco. Le due fanterie, (dotate di un armamento simile, fatto di asce e spade di bronzo) ingaggiarono una mischia furibonda, mentre i potenti carri da guerra egizi facevano strage; in breve tempo le forze del faraone ebbero la meglio e le forze ribelli furono sbaragliate.

Ma gli egiziani si fecero sfuggire la possibilità di prendere subito Megiddo: i soldati vincitori, allettati dalla prospettiva di un ricco bottino, si attardarono a saccheggiare l’accampamento nemico, dando quindi tempo ai ribelli di ritirarsi entro le mura della città. Tra l’altro le porte furono chiuse troppo preso e molti soldati dovettero essere issati con corde lanciate da sopra le mura.

Thutmosi era furente per l’occasione mancata, ma dovette prendere atto della realtà e rassegnarsi a cingere d’assedio la città. Le stime sulla durata dell’assedio sono incerte, sembra comunque che in poche settimane i difensori furono costretti ad arrendersi per fame ed il faraone ebbe la sua vittoria definitiva.

Alla fine il giovane Thutmosi riuscì a sottomettere i principi ribelli, i quali dovettero fare atto di sottomissione consegnando i loro figli in ostaggio, che furono portati in Egitto ed allevati come futuri fedeli vassalli nei regni che avrebbero un giorno governato in nome del faraone d’Egitto.Per la cronaca, sembra che il principe di Qadesh sia riuscito a fuggire.

Thutmosi III fu il faraone che con quella di Megiddo ed altre campagne militari diede all’Egitto il grande impero dal quale giungevano ricchezze enormi, tali da permettere la realizzazione delle grandi opere che conosciamo; e su alcune di queste sono scolpiti i geroglifici che a millenni di distanza ci narrano le grandi imprese militari di quello che è passato alla storia come il “Napoleone d’Egitto”.

Marco Ammendola

Mostra Altro

Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
Pulsante per tornare all'inizio