La "Sophia"

Parlare di te senza timore è venerare la tua esistenza

Il coraggio di mostrarsi e di affrontare le proprie sfide di evoluzione

Per oggi ho scelto un argomento non semplice da comprendere ma d’altra perché pretendere che l’evoluzione sia semplice? Scegliere di venire qui è la scelta più difficile che abbiamo fatto ma anche la più nobile perché con essa abbiamo promesso alla nostra anima di fare di meglio.

Vorrei prima che rifletteste dentro di voi quanto facilmente riuscite a parlare di voi agli altri sia di ciò che sentite nel profondo, sia quando siete in difficoltà.
Vi chiedo questa cosa perché ho notato che non sempre le persone riescono a farlo naturalmente e a volte penso che questo venga visto come qualcosa di normale.

Secondo me non lo è.
Si crede che non con tutte le persone con cui entriamo in contatto si può parlare del più profondo che abbiamo dentro. Si crede che non sempre è il momento di farlo perché le persone potrebbero giudicarti debole e confuso. Si crede che ci sono alcune persone con cui farlo e altre no.

Innanzitutto dobbiamo fare chiarezza su ciò che significa “profondo”. Il profondo viene concepito come qualcosa di vergine, intatto e che solo in un atto di fiducia deve essere tirato fuori. Il profondo inoltre è visto come qualcosa che dobbiamo tenere dentro di noi che sia giusto o sbagliato ciò che sentiamo.
Il profondo se condiviso potrebbe dare la possibilità alle altre persone di conoscere una parte reale di noi.

Il profondo in realtà è la nostra sfida e la più grande opportunità che abbiamo per evolvere e capire chi siamo. Il fatto che abbiamo una profondità nella quale percepire è forse il motivo per cui abbiamo accettato una tale sfida di venire qui senza ricordare niente. Attraverso la profondità e tirandola fuori possiamo evolvere.

Molti anni fa ho incontrato una persona per strada e cominciando a parlargli ho condiviso le mie più grandi difficoltà esistenziali, la mia visione del mondo, ciò che non mi piaceva e ciò che mi piaceva, la mia difficoltà nel trasformare i miei punti di vista e il mio valore in qualcosa di reale, non sapevo cosa farmene con ciò che avevo dentro. La persona che era in ascolto era molto più grande di me, ferita dalla propria esistenza era pronto per partire e lasciare ciò che aveva costruito per andare in un posto sperduto sperando che sia meglio di quello che aveva di fronte allora. La difficoltà e l’insoddisfazione di vivere ci ha uniti, siamo entrati in risonanza per le nostre incomprensioni e per la ricerca di condivisione. Nessuno dei due sapeva veramente dare un consiglio all’altro però entrambi sapevamo ascoltarci per ore.
Non ho mai saputo cosa avesse deciso di fare e cosa ha sentito dentro di Sé dopo la nostra chiacchierata ma so ciò che ho percepito io.

Tornando a casa ho capito che devo lavorare su di me, ho capito che non avendo ricevuto la soluzione da parte di qualcun altro essa si trovava probabilmente dentro di me, ho capito che devo fare ordine dentro di me e non avere fretta di comprendere tutto ciò che percepivo dentro.

Ma perché vi racconto questa storia? Ve la racconto perché oggi so quale è il mio compito, ho chiarezza su ciò che vedo intorno a me e sono sicura di essere un valore per gli altri e per chi sta leggendo. Non mi piace però utilizzare la mia conoscenza senza mostrare agli altri la persona che sono e che vive su questo pianeta.
E per questo mi apro con voi senza vergogna e vi racconto che non è sempre stato così, non ho sempre avuto tutto chiaro e non ricordavo chi fossi.

Ho sempre creduto però che è mia responsabilità affrontare questi dubbi, incomprensioni e smarrimenti. Come ho detto all’inizio la scelta di venire qui è già la più difficile che abbiamo fatto, perché con essa abbiamo accettato di andare incontro a smarrimenti, abbiamo accettato di non ricordarci immediatamente chi siamo, perché siamo qui e cosa abbiamo scelto di fare.

Abbiamo inoltre promesso alla nostra anima di trovare il modo per sentirla, di trovare il modo di affrontare i dubbi e andare oltre le paure che sono del tutto naturali se non ricordiamo chi siamo.

Oggi troppo frequentemente parliamo degli altri, di uno stato, di un sistema, delle creazioni e dei risultati degli altri e non parliamo di noi. Così facendo non manteniamo la promessa fatta di affrontare qualsiasi cosa che abbiamo dentro pur di ricordarci chi siamo.

Se non cominciamo a interessarci a ciò che percepiamo dentro stiamo fallendo nel primo passo necessario per ricordarci chi siamo veramente.

Si,  l’incontro che ho descritto sopra non è stata un’ondata di consapevolezza e non mi è stato detto ciò che devo fare e ciò che vi sto dicendo adesso. Se però quel giorno non avessi voluto affrontare ciò che sentivo dentro e avessi creduto che tutto ciò sia normale non avrei mai ritrovato la conoscenza dentro di me.

Non vi sto dicendo che dovete parlare con gli sconosciuti anche se qua nessuno è veramente sconosciuto. Ogni incontro è un’opportunità per capire a che punto siete e se state mantenendo la promessa.

Quando rispondete a una persona, quando fate qualcosa e quando fate una scelta soffermatevi un attimo e percepite ciò che avete dentro e affrontatelo perché è vostra responsabilità più grande farlo.

Sophia Molitor

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