Running

Running: sportwatch, troppi dati. Sono davvero tutti necessari?

Un po' di chiarezza su quali siano quelli davvero necessari ed essenziali

Bentornati nella rubrica dedicata al running. L’argomento di oggi è l’utilizzo dello “sportwatch”; può infatti accadere che, correndo con questo particolare orologio, si finisca per confondersi tra i mille dati forniti dallo sportwatch. È quindi opportuno fare un po’ di chiarezza su quali siano i dati davvero necessari ed essenziali.

I nuovi orologi sportivi forniscono tantissimi parametri: dal cardiofrequenzimetro al gps, e fin qui il discorso è ancora molto semplice. Le complicazioni aumentano quando si passi ad osservare altri dati, quali il passo, la cadenza, i livelli di lattato, il VOX e innumerevoli altre voci. In effetti, diventa fin troppo facile smarrirsi, ma con alcuni suggerimenti ci si può orientare tra i tanti dati, concentrandosi unicamente su quelli realmente utili. Per i principianti, in fondo, non sono tantissimi.

La maggior parte dei modelli di sportwatch in commercio è personalizzabile, pertanto sul monitor possono essere impostate anche solo alcune informazioni fondamentali, come il chilometraggio totale, il ritmo medio e il tempo totale di corsa. Sapere quanto si sia corso in totale, quanto tempo si sia dedicato alla corsa e quale sia stato il ritmo medio per chilometro dovrebbe risultare più che sufficiente.

Per di più, quando si esce per allenarsi, è fondamentale godersi il momento; di conseguenza, stare con gli occhi costantemente concentrati sulllo sportwatch, rischia di svilire il fine ultimo della corsa. È quindi sufficiente monitorare (in tempo reale e a fine corsa) le tre grandezze sopra indicate, per rendersi effettivamente conto di come sia andato l’allenamento.

Qualche ulteriore consiglio, infine:

– per utilizzare in maniera intelligente i dati e le informazioni fornite dall’orologio, bisogna preliminarmente correre per almeno un paio di mesi, per poi confrontare i vari dati; in tal modo, è possibile capire quale sia lo standard di corsa (ad esempio, se si sa a priori che il passo base è di 5’ 30” per km, sarà sufficiente un’occhiata veloce per capire se si sta correndo in media con il proprio standard);
– trascorsi i due mesi iniziali, e dopo aver rilevato ed individuato il proprio passo medio standard, così come il proprio PB (personal best), i dati acquisti vanno utilizzati per cercare di compiere allenamenti corretti. Ad esempio, se si decide di fare un breve veloce di 5/6 km, vanno presi a confronto i dati riferiti al PB sul breve veloce; idem per un lungo lento, così come per le altre distanze;
– infine, non bisogna farsi troppo limitare dalla tecnologia; a volte si può semplicemente uscire senza supporti e correre come ci si sente, seguendo il proprio respiro ed il proprio corpo. Oppure, se il ricorso allo sportwatch è sentito come davvero indispensabile, si può tenere il monitor spento per poi controllarlo solo una volta ultimato l’allenamento.

A questo punto non mi resta che salutarvi, ricordandovi di scrivermi per dubbi e curiosità. E, come sempre, buone corse a tutti.

Antonio De Vito 

Mostra Altro

Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
Pulsante per tornare all'inizio