Storia

TOP 10 SERIAL KILLER. N.10: Leonarda Cianciulli

"La saponificatrice di Correggio"

La mente umana: un meccanismo perfetto, quanto delicato. Basta poco per sconvolgerla; questo può avvenire in seguito ad un trauma particolarmente violento, come ad una predisposizione congenita.

Le conseguenze sono spesso serie: si va dalla depressione, spesso genitrice di suicidi, sino ad arrivare alla follia che può manifestarsi in vari modi. Uno di questi, è l’istinto omicida che in taluni casi, può diventare seriale: da qui, il termine serial killer ovvero, omicida seriale.

La storia è piena di questi psicotici che hanno insanguinato periodi del nostro tempo, non necessariamente solo recente. Il nostro nuovo format, “Top dieci”, dopo aver sapientemente trattato gli animali più velenosi, comincia oggi un viaggio nel mondo degli omicidi seriali: i dieci che si sono tristemente distinti per maggior efferatezza nella commissione dei loro crimini. Naturalmente si tratta di una classifica stilata in funzione dell’opinione di chi ve li racconta e quindi, non è da intendersi come elemento incontrovertibile: semmai, come informazione per spiegare sino a che punto, l’essere umano può spingersi, compiendo azioni che fortunatamente per i più, sono inimmaginabili.

Il primo dei serial killer di cui parleremo, decimo in ordine di efferatezza, è Leonarda Cianciulli, meglio nota come “La saponificatrice di Correggio” che fu criminalmente attiva, tra la fine degli anni 30 e l’inizio degli anni 40 dello scorso secolo. Per i contenuti forti del racconto, se ne sconsiglia la lettura ai minori ed alle persone particolarmente sensibili e facilmente impressionabili.

Leonarda Cianciulli nacque a Montella, il 14 aprile 1894 e morì a Pozzuoli, il 15 ottobre 1970. Le sue gesta sono contenute in un memoriale che sarebbe stato scritto da lei, ma sul quale persiste ben più d’un dubbio. La Cianciulli non aveva che la terza elementare e quindi, appare abbastanza inverosimile che possa esserne l’autrice. E’ opinione diffusa, quella che a stilarlo siano stati i suoi legali, allo scopo di rendere meno grave la sua posizione processuale.

Trascorse un’infanzia normale, se non per l’epilessia che l’affliggeva. Tuttavia, essa sostenne l’esatto contrario, arrivando a favoleggiare di tentativi di suicidio commessi da adolescente, a seguito del pessimo rapporto con la madre. Fatti parzialmente veri: la Cianciulli effettivamente ebbe un durissimo scontro con la genitrice, per via del fatto che quest’ultima non gradiva la scelta della figlia per quanto riguardava l’uomo da sposare. La madre arrivò al punto di maledirla quando era già sul letto di morte, augurandole una vita piena di sofferenze. E’ verosimile che questo fatto abbia innescato il meccanismo che la portò ad essere una pericolosa criminale. Quanto ai suicidi, questi furono sì tentati, ma durante il periodo di detenzione.

Leonarda Cianciulli si sposò nel 1917, con un uomo mite. Dopo un periodo di permanenza nel Potentino e a Lacedonia, la coppia si trasferisce a Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Anche un modo per sfuggire alla già sinistra fama che la Cianciulli si era creata: pregiudicata sin da giovane, quando nel 1912 venne condannata per furto e nel 1919, per minaccia a mano armata di pugnale. La donna, continuò ad avere problemi con la giustizia quando nel 1927, venne condannata per truffa.

Oltre alla maledizione della madre, la Cianciulli subì anche quella di una zingara che le predisse la morte dei figli. La profezia parve avverarsi e 13 gravidanze si conclusero in lutti; si salvarono solo quattro figli. La mente malata della donna, cominciava a dare i suoi primi segni: convinta della maledizione della madre e della profezia della zingara, la Cianciulli si avvicinò a testi di natura esoterica e da qui, la decisione di eseguire sacrifici umani per impedire la morte dei figli superstiti.

Leonarda Cianciulli, a Correggio cominciò a creare l’humus ideale per i suoi crimini e lo fece subdolamente, facendosi amica delle sue vittime. Intercettò in particolare tre donne, tutte con caratteristiche simili tra loro: sole, avanti con l’età e con la voglia di sfuggire alla monotonia della Correggio degli anni che precedevano il secondo conflitto mondiale. Le tre donne erano spesso ospiti della Cianciulli che le intratteneva con grande senso dell’ospitalità, offrendo loro dolci e piatti della sua cucina.

Tra il 1939 ed il 1941, le tre amiche della Cianciulli scomparvero improvvisamente e misteriosamente. In particolare, la sparizione di una delle tre, Virginia Cacioppo, venne denunciata dalla cognata della scomparsa; questo fece avviare le indagini e la Cianciulli fu subito tra le prime indiziate. Lei respinse duramente gli addebiti ed il tono di sfida che assunse con gli investigatori, fece sì che per la donna si spalancassero le porte del carcere: nel Ventennio fascista, con la Polizia non si scherzava.

Le indagini si concentrarono su un Buono del Tesoro che era stato presentato dal parroco, Adelmo Frattini presso il Banco di San Prospero. Il titolo apparteneva a Virginia Cacioppo, una delle tre scomparse. Il parroco, sentito dagli investigatori, disse di aver ricevuto il buono da tal Abelardo Spinarelli, amico della Cianciulli che a sua volta glielo aveva dato per saldare un debito contratto. Si cominciarono a creare i presupposti per il reato di associazione a delinquere: gli indiziati erano il parroco, lo Spinarelli, la Cianciulli ed il figlio di questa, Giuseppe Pansardi. Successivamente, le posizioni del parroco e di Spinarelli vennero chiarite ed entrambi furono dichiarati estranei ai fatti. Unici indiziati rimasti, erano quindi Leonarda Cianciulli ed il figlio, Giuseppe. Si scoprì in seguito che il Pansardi, dietro incarico della madre, aveva spedito lettere da Piacenza, fingendosi la Cacioppo, nelle quali si diceva in buona salute. Un’accusa cosa che in seguito gli costò una detenzione di cinque anni, per poi essere scarcerato per insufficienza di prove. Fu la madre a battersi per dimostrare l’estraneità del figlio.

Dopo estenuanti interrogatori, dapprima segnati dalla reticenza, la Cianciulli crollò e cominciò ad ammettere le proprie responsabilità. La prima confessione riguardò la scomparsa di Virginia Cacioppo, ultima in ordine di sparizione, uccisa il 30 novembre 1940. Di lei, la Polizia aveva trovato a casa della Cianciulli, la dentiera, oltre a tracce ematiche. La malcapitata, ammise la Cianciulli “Finì nel pentolone, ma la sua carne era grassa e bianca: quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti”. Con queste parole agghiaccianti, Leonarda Cianciulli descrisse la fine della povera donna: era stata saponificata, dopo essere caduta nella trappola data dalla vana promessa di un posto di lavoro.

leonarda cianciulli armiSuccessivamente, si dichiarò colpevole anche della morte delle altre due donne. La prima a scomparire fu Ermelinda Faustina Setti, una contadina semianalfabeta che venne ingannata dalla Cianciulli, con la promessa di averle trovato un marito a Pola. La convinse quindi a partire, ma quando la Setti si recò a casa della Cianciulli che le aveva detto di averle organizzato il viaggio, invece della partenza per Pola, trovò ad attenderla l’appuntamento con la morte. La Setti venne uccisa a colpi di ascia e sezionata in nove pezzi. Il sangue della vittima venne raccolto in un catino. La Cianciulli descrive la scena: “Gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi sette chilogrammi di soda caustica, che avevo comprato per fare il sapone, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi e che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, impastando il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe (il figlio della Cianciulli n.d.a.) ed io”.

La seconda vittima fu Francesca Clementina Soavi, il 5 settembre 1940. Anche lei, come la Cacioppo, cadde vittima dell’inganno di un posto di lavoro a Piacenza. Per sviare i sospetti, la Cianciulli la convinse a spedire cartoline da Correggio ai suoi familiari per scusarsi dell’assenza e non dire nulla della sua nuova destinazione. La Soavi andò incontro al medesimo destino di Ermelinda Faustina Setti: anche lei disciolta nella soda caustica a 300 gradi ed il suo sangue, usato per fare biscotti. Un omicidio che col senno del poi, si sarebbe forse potuto evitare. La Soavi, contravvenendo al silenzio impostole dalla Cianciulli, parlò di questa opportunità con una vicina di casa la quale però, non dà gran peso alla cosa; tanto che la scomparsa della Soavi passò quasi inosservata. C’era la guerra e le persone morivano a centinaia ogni giorno. Dopo averla uccisa, la Cianciulli le rubò i soldi che la Soavi aveva con sé. Non paga, si tenne anche il ricavato della vendita dei beni della vittima.

Tre donne uccise, saponificate e cannibalizzate. Il 12 giugno 1946 ebbe inizio il processo a carico di Leonarda Cianciulli ed il 20 luglio dello stesso anno, venne riconosciuta colpevole dei reati di triplice omicidio, distruzione di cadavere tramite saponificazione e furto aggravato. La condanna inflittale, fu una pena di trenta anni di reclusione dei quali, i primi tre in un ospedale psichiatrico, oltre a 15.000 lire di multa.

Tuttavia, la permanenza della Cianciulli nel manicomio di Pozzuoli, si concluderà solo dopo la sua morte, avvenuta per cause naturali, il 15 ottobre 1970. Gli strumenti usati dalla Cianciulli per uccidere, un martello, un seghetto, un coltello da cucina, le asce, una mannaia ed un treppiede, sono conservati a Roma, presso il Museo Criminologico.

Antonio Marino

Mostra Altro

Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio