Affari legali

AFFARI LEGALI. Educazione dei figli: anche una sculacciata può essere vietata dalla legge

Ben 55 Paesi del mondo vietano qualsiasi forma di punizione corporale dei bambini

Senza tornare indietro di chissà quanto, anche solo quarant’anni fa sarebbe stato impensabile considerare la classica “sculacciata” educativa un comportamento contrario alla legge.

Ma la società, lo si sa, cambia inesorabilmente, così come mutano tradizioni e cultura. Sembrerà strano, ma ben 55 Paesi del mondo vietano qualsiasi forma di punizione corporale dei bambini, compreso quindi lo schiaffo sporadico che quasi tutti nella vita hanno preso almeno una volta da parte dei genitori.

La prima ad inserire nel proprio ordinamento giuridico un vero e proprio divieto in questo senso è stata la Svezia nel 1979, emulata quattro anni dopo dalla Finlandia e successivamente da Austria, Lussemburgo, Irlanda, San Marino e molti altri stati, ultimo dei quali la Francia.

Nel nostro Paese, pur non essendoci una specifica norma che vieti persino una sculacciata, la Corte di legittimità nel 1996 si è espressa contro l’uso di qualsivoglia punizione fisica dei bambini; il nostro codice penale prevede anche il reato di “abuso dei mezzi di correzione”, ma quest’ultimo si configura solo se dal fatto commesso derivi il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente della vittima, ipotesi ovviamente assurda se si tratta della sberla occasionale comunemente sentita come un valido gesto educativo che di certo non travalica i limiti del lecito.

Da sempre impegnata nella lotta contro l’educazione violenta, l’organizzazione Global Iniziative End All Corporal Punishment of Children rileva invece come in ben 33 paesi del mondo siano ancora consentiti metodi fondati su punizioni corporali nei confronti di minori che abbiano commesso un reato. E’ il caso di dire che forse in alcuni casi si è giunti all’eccesso da una parte, addirittura vietando una semplice sculacciata che non ha mai fatto male a nessuno, mentre in altri pare proprio che tardi ad arrivare il progresso e che si ignori il concetto di civiltà.

Roberta Romeo

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