Storia

Cheronea, agosto 338 a.C.: i “montanari” macedoni piegano l’orgoglio greco

La battaglia che segnò il predominio macedone nel mondo ellenico

Nell’articolo dedicato a Filippo II, re macedone e padre di Alessandro Magno, abbiamo visto come questo sovrano di un paese che i greci avevano sempre tenuto in spregio, sia stato il fondatore di quella potenza militare che sarà il trampolino di lancio per la grande opera di conquista dell’Asia operata da Alessandro. Abbiamo anche visto come l’esercito di quelli che per i greci erano dei montanari semi-barbari, sia riuscito a sconfiggere le poleis greche alleate, che sul campo di battaglia di Cheronea furono sonoramente e definitivamente sconfitte. Vediamo ora nel dettaglio quali furono le tappe che portarono allo scontro decisivo tra greci e macedoni, e come si svolse la battaglia che decretò la supremazia macedone sul mondo greco.

Cominciamo col dire che Filippo non si limitò semplicemente a creare un potente ed efficientissimo strumento bellico (rimandiamo all’articolo su Filippo II per i dettagli sulla tattica della falange macedone), ma si adoperò anche a livello politico e diplomatico, insinuandosi con sottigliezza ed astuzia nelle crepe del mondo greco, sfruttando a proprio favore la divisione tra le città stato, causa dell’intrinseca debolezza del mondo delle poleis. I primi ad accorgersi come quella macedone fosse ormai divenuta una seria minaccia all’indipendenza greca furono gli ateniesi, i quali tra il 352 ed il 338 a.C. ingaggiarono una disputa diplomatica con Filippo, giocando sulle rispettive sfere di influenza e tentando di convincere le varie città stato a parteggiare per l’uno o per l’altro. In particolare Tebe, da tempo rivale di Atene, fu chiamata a prendere una decisione cruciale in merito allo scontro che andava profilandosi: i tebani dovettero decidere se schierarsi con i macedoni e saldare i conti con la vecchia rivale Atene, o se fosse il caso di fare fronte comune con gli ateniesi contro le mire macedoni di dominio del mondo greco; l’assemblea tebana decise per l’alleanza con Atene, influenzata nella propria decisione da un infiammato discorso dell’oratore ateniese Demostene. Siamo nel settembre del 339 a.C.

Fu così che con la calata dell’esercito macedone verso regione della Beozia, nella Grecia centrale,  iniziarono le operazioni militari; i greci commisero però l’errore di limitarsi a presidiare i valichi di montagna, ingaggiando con i macedoni solo piccoli scontri di carattere puramente difensivo. Di conseguenza, i mesi passavano senza scontri risolutivi e con il tempo che giocava a favore di Filippo; difatti quella tra le città stato greche alleate era una convivenza forzata, creata sul momento per fronteggiare il comune nemico macedone, ma col passare dei mesi le antiche rivalità venivano a galla e i rapporti tra alleati divenivano via via sempre meno amichevoli.

Filippo, che oltre ad essere un grande condottiero era anche un astuto politico, fiutò il momento favorevole e decise di imprimere una svolta decisamente offensiva alla campagna. Avanzando in forze verso gli alleati greci, li costrinse a schierarsi per dare battaglia in prossimità della città di Cheronea; era il 2 agosto del 338 a.C.

I greci disponevano di un totale di 36.000 fanti e 2.000 cavalieri così distribuiti: il fianco destro era tenuto dai tebani con 12.000 fanti ed 800 cavalieri, mentre la sinistra vedeva schierati gli ateniesi con 10.000 fanti e 600 cavalieri; lo schieramento era poi completato da truppe provenienti dalle poleis minori e da reparti di mercenari. L’esercito di Filippo, composto da soldati ben più esperti ed addestrati dei greci, si schierò di fronte a questi ultimi: la cavalleria guidata da Alessandro, il figlio diciottenne di Filippo, mentre la fanteria era comandata da Filippo stesso; in totale i macedoni schieravano 30.000 fanti e 2.000 cavalieri.

La battaglia iniziò con la carica della cavalleria macedone contro il settore tenuto dai tebani, carica guidata da Alessandro in persona; nel contempo gli ateniesi presero ad avanzare contro la destra macedone, facendola retrocedere. Ma in realtà Filippo aveva ordinato ai suoi di arretrare volutamente, dopodiché, quando giudicò che gli ateniesi si fossero protratti sufficientemente in avanti (e quindi si fossero isolati dal resto dello schieramento greco), ordinò una carica la cui violenza fece retrocedere gli ateniesi i quali furono accerchiati dalla cavalleria di Alessandro che nel frattempo aveva sfondato nel settore dei tebani. A questo punto, presi dal panico, i greci cedettero di schianto e la battaglia ebbe termine con la rotta degli alleati e la totale vittoria macedone. Più di mille ateniesi furono uccisi, mentre l’esercito tebano fu completamente annientato. Il sarissoforo macedone (ovvero il fante dotato della lunga lancia detta sarissa), aveva surclassato l’oplita greco (il fante pesante delle città-stato); per avere poi il sorpasso sui macedoni, bisognerà aspettare l’arrivo del legionario romano.

Dopo la vittoria, Filippo diede un’ulteriore dimostrazione della sua abilità diplomatica non infierendo sui nemici sconfitti (restituì gli ateniesi i prigionieri catturati), ponendo come unica condizione per la pace che i greci lo riconoscessero come comandante della spedizione che stava progettando contro lo storico nemico del mondo ellenico, la Persia; a tale scopo fu creata una confederazione di stati greci che prese il nome di Lega di Corinto (rimase esclusa solo Sparta, che non aveva preso parte all’alleanza anti-macedone, per cui  Filippo la lasciò in pace). Come sappiamo però, Filippo morì assassinato poco prima che la spedizione militare contro la Persia fosse pronta a partire, sicché lo scettro del comando passò nelle mani di suo figlio Alessandro, il quale riuscì a realizzare il sogno di sconfiggere una volta per tutte il nemico persiano.

La conseguenza più importante della battaglia di Cheronea fu che la superiorità militare macedone portò alla fine dell’indipendenza delle città stato greche, dato che la Lega di Corinto più che una confederazione era in realtà uno strumento attraverso il quale Filippo teneva d’occhio molto da vicino i suoi vicini greci sottomessi; ma è anche vero che la nuova sistemazione del mondo greco voluta dai macedoni, diede vita ad una struttura politica e militare che ebbe una durata e una solidità come mai si era visto fino a quel momento nella storia del mondo ellenico.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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