Salute

Intervista esclusiva al Dottor Marco Venanzi

La filosofia omeopatica e la sua applicazione

Quando si parla di omeopatia, si parla di una vera e propria filosofia che raccoglie le leggi e le regole che ne sostengono l’applicazione, nella cura delle più svariate patologie; mai contraria ma alternativa ed in taluni casi, complementare alla medicina tradizionale, l’omeopatia non affonda la sua applicazione nella parola “anti”.

Dopo un attento studio sulla personalità del paziente, identificandone le peculiarità sotto il profilo psicobiologico, intercetta il rimedio di cura, preferibilmente con l’impiego di un unico preparato, da cui il termine “unicismo” ed interagisce quindi con i centri di regolazione dell’organismo non affrontando drasticamente la patologia come avviene nella medicina tradizionale che chimicamente interagisce con specifici ricettori cellulari. Certo, così spiegate, sembrano righe per addetti ai lavori. Per fare in modo che il concetto di omeopatia sia il più immediato possibile, abbiamo incontrato per voi, lettori de La Voce, il Dottor Marco Venanzi, medico chirurgo ed esperto omeopata, materia che studia ed applica dal 1977, due anni dopo la laurea.

Dottor Venanzi, siamo ormai in autunno e cominciamo a fare i conti con sindromi da raffreddamento e comunque parainfluenzali. Cosa propone l’omeopatia in merito?
«Innanzitutto, sarebbe meglio prevenire facendosi visitare nel periodo della primavera/estate per meglio affrontare i malanni autunnali; è relativa l’importanza di rinforzare il sistema immunitario: ci si ammala perché il “terreno” della persona in quel momento è debole; è statisticamente provato che le malattie ci aggrediscono quando, dopo periodi di stress, tendiamo a rilassarci; i bambini, ad esempio si ammalano più facilmente al venerdì, dopo una settimana di scuola. Un attento studio della persona, fatto in largo anticipo, può permettere all’omeopata di intercettare il rimedio per migliorare la qualità del “terreno” della persona e di conseguenza, migliorarne la gestione evitando di cadere sotto queste sindromi».

Quando, l’omeopatia ritiene di dover impiegare farmaci anti-influenzali?
«Indubbiamente, in caso di epidemia. Certo, c’è da dire che da parecchi anni non si vedono casi di epidemie particolarmente gravi; si era generato il panico anni fa in occasione dell’influenza “suina” che alla fine si rivelò essere ampiamente meno pericolosa di quanto paventato; in seguito, con l’ “aviaria” ma a quel punto, sulla scorta dei precedenti, l’opinione pubblica la prese con molta meno preoccupazione».

Possiamo dire quindi che dietro questa “politica del terrore” vi sia l’interesse specifico di qualcuno che magari ha a che fare con i vaccini?
«I vaccini antiinfluenzali sono inutili ed anche studi recentissimi lo hanno dimostrato. L’omeopatia non va molto d’accordo con la parola “anti”. Naturalmente è legittimo ipotizzare interessi economici dietro un certo modo di informare l’opinione pubblica circa l’arrivo di una nuova forma influenzale».

Esistono vaccini omeopatici per l’influenza?
«Certo, ma, a differenza di quelli convenzionali, lavorano in maniera differente: stimolano come se si trattasse di fornire un’informazione al nostro organismo e non una sostanza. La logica dell’omeopatia sta nell’indurre il nostro sistema a fare ma di per sé stessa, l’omeopatia non fa nulla; attraverso il rimedio intercettato come idoneo alla persona, stimola a fa rientrare nei parametri di benessere, le naturali oscillazioni del sottosistema di regolazione dell’organismo, alterate dalla malattia; in buona sostanza, induce una risposta di aggiustamento».

Un luogo comune vuole l’omeopatia particolarmente lenta nella cura delle patologie. Quanta verità c’è in tutto questo?
«Non molta: l’omeopatia, come già spiegato, non attacca drasticamente la malattia ma ne segue il suo naturale decorso. Naturalmente se parliamo di medicina tradizionale, l’uso del cortisone, ad esempio, velocizza notevolmente i tempi di recupero ma un uso eccessivo può indubbiamente procurare danni d’altro genere».

Ringraziamo il Dottor Venanzi per la chiarezza delle sue risposte, augurandoci che questa intervista possa servire a scalfire le convinzioni degli scettici.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo

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