La "Sophia"

La sofferenza un’opportunità di crescita? Sì, ma in cosa cresciamo veramente?

La sofferenza, una mancanza di amore per sé stessi

I miei articoli sono principalmente carichi della mia esperienza e della conoscenza che deriva non solo dall’esperienza sulla terra e che acquisisco man mano osservando la mia vita e la vita intorno a me.

La settimana scorsa è stato uno di quei momenti in cui ho dovuto osservare più a fondo ciò che stavo vivendo prima di condividere l’esperienza e renderla disponibile a tutti voi che mi leggete. E’ per questo che solo oggi condivido con voi l’argomento della sofferenza.

Spesso sentiamo dire: “La sofferenza ci fa crescere”, “Chi non soffre, non vive”, “Solo attraverso la sofferenza possiamo comprendere cosa è la felicità”. Alcuni addirittura maturano un legame di dipendenza con la sofferenza impedendo qualsiasi altra emozione dentro di sé e affermando dunque che “Chi sorride nonostante stia soffrendo non ha mai sofferto veramente”. Questo perché la sofferenza viene vista come qualcosa di forte, chi soffre è forte e spesso in questo mondo le persone vogliono avere l’esclusiva di una forza o di un potere.

Oggi non riconosciamo ancora totalmente il nostro valore e vogliamo essere speciali ed esperti per forza in qualcosa. Solo se ci appropriamo di qualcosa sentiamo veramente di avere un valore. Alcuni vogliono questo potere coprendo un determinato ruolo professionale. Altri che non arrivano a coprire uno dei ruoli vogliono essere padroni dei sentimenti e di emozioni come la sofferenza; affermando per esempio che solo loro conoscono la sofferenza e possono dunque giudicare se una persona soffra o meno.

In realtà tutti abbiamo il diritto di conoscere la sofferenza come tutti abbiamo il diritto di conoscere come curare noi stessi o come giudicare la nostra vita e noi stessi.

In questo articolo quindi non voglio affermare in assoluto cosa è la sofferenza ma portarvi la mia esperienza.

Credo infatti che per tutto ciò che vogliamo portare al mondo è necessario portare sempre una parte di noi se vogliamo essere un valore per gli altri.

Nell’ultimo periodo mi è capitato di soffrire per una situazione nella mia vita. Riconosciamo tutti credo il seguente stato: voglia di dormire, mancanza di energia per proseguire nei progetti della propria vita, mancanza di stimoli e voglia di abbandonarsi al proprio letto.

Solitamente tendo ad analizzare subito come mai sto vivendo una determinata sensazione per successivamente risolvere la problematica.

Mi sono accorta però che quando si soffre questo è molto difficile e si cade quasi sempre nella convinzione che abbiamo bisogno di qualcosa per uscire dalla sofferenza.

Molte volte arriviamo a soffrire per tanto tempo perché siamo convinti che la sofferenza ha bisogno di tempo per passare. Ci siamo creati anche un detto: “Il tempo guarisce ogni ferita”.

Siamo sicuri di questo? E’ vero che qua sulla terra abbiamo il tempo ma esso elimina veramente la nostra sofferenza?
E’ vero che con il passare del tempo ci sentiamo diversi riguardo a una situazione che ci fa soffrire ma questo non significa che non soffriamo più. Credo che la sofferenza muti con il passare del tempo in stati diversi. Per questo dire “una persona che sorride nonostante la sofferenza non soffre veramente nel profondo” è una grande debolezza.

La sofferenza non può essere uguale per tutti in quanto dipende dal nostro punto di evoluzione in cui ci troviamo. Se riusciamo a sorridere nonostante qualcosa nella nostra vita ci stia recando sofferenza, non si tratta di una finta sofferenza, ma di una responsabilità che ci siamo assunti di procedere nel nostro cammino e ricercare una forma di amore dentro noi stessi. Se non riusciamo a lasciar andare la sofferenza e far entrare nuove emozioni dentro di noi significa che non siamo ancora pronti per assumerci la responsabilità di procedere nel nostro cammino e soprattutto che siamo incapaci di amarci.

E’ proprio questo il fulcro della mia esperienza che voglio condividere con voi.

La sofferenza è una mancanza di amore per se stessi. Perché dico questo? Alcuni potrebbero sentire dentro di se che a volte sono le situazioni, gli altri a farci soffrire.
Analizzando nel profondo dentro di me però ho compreso una cosa: Oggi sentiamo spessissimo che “dobbiamo” avere un pensiero positivo riguardo alla nostra vita, siamo bombardati da teorie moderne che affermano il potere del pensiero che cambia la vita; teorie talvolta limitanti perché escludono totalmente un percorso di evoluzione d’Anima. Il pensiero positivo sicuramente ci migliora la vita ed è salutare assumerlo, ma se soffriamo e ci sforzassimo ad assumere un pensiero positivo ci stiamo focalizzando ancora una volta sulla mente che in quel momento ci racconta che per stare bene abbiamo bisogno di fare una serie di cose che in realtà non necessitiamo. In questo modo non permettiamo alla sofferenza di svolgere il suo lavoro ovvero tirare fuori una forma di amore per ciò che siamo. Siccome non possiamo amare con la nostra mente ma è necessario talvolta buttare giù dei muri pesanti per tirare fuori il nostro cuore energetico; la sofferenza è un atto necessario per lasciare più spazio alla nostra Anima. Sicuramente il pensiero positivo ci fa sentire meglio all’istante ma agisce come una forma di pillola senza mai permettere ciò che la nostra Anima ha bisogno di comunicarci. Possiamo andare avanti tutta la vita a pensare positivamente, quando finisce l’effetto di un pensiero positivo ed emerge la verità sostituirlo con uno nuovo ma così facendo siamo veramente liberi? O siamo prigionieri della nostra mente e non evolviamo veramente mai da un punto di vista più profondo e sottile?

Ciò che limita le attuali teorie moderne sull’evoluzione della mente e il suo potere è che non affermano che la mente è guidata dall’Anima e se risolviamo la sofferenza nel profondo della nostra Anima, la mente positiva non è altro che un effetto consequenziale.

Dobbiamo pur tirare fuori il coraggio di abbandonare la prigione dei nostri pensieri e abbandonarci a una dimensione più immensa dentro di noi.

Ma torniamo alla mancanza di amore per noi stessi.
Alcune volte le persone restano prigionieri della sofferenza. Si sentono dire cose infatti come: “Il solo pensiero mi reca ancora sofferenza”, “Ci sono ferite che non guariscono mai”, “Ciò che non ti uccide ti fortifica”, “Chi sorride non soffre” una serie di inconsapevolezze e frasi prive di amor proprio che buttiamo nel nostro mondo pensando che esse non abbiano alcuna conseguenza e che mostrino delle persone forti, dei guerrieri della vita.

Se ci guardiamo dentro però tutti troviamo la verità e riusciamo a vedere che in quei casi non abbiamo mai fatto abbastanza per sciogliere la sofferenza dentro di noi.

“Ma ci sono ferite talmente profonde che non passano mai”

Questa è una nostra scelta.

Se ci amiamo e ci rispettiamo veramente il nostro obiettivo è stare bene, essere felici e ricordare persino la sofferenza come qualcosa che ci ha portato a raggiungere un obiettivo più profondo.

Come possiamo sapere se abbiamo trasformato la sofferenza e se abbiamo trovato quella forma di amore dentro di noi?

Pensate a un momento in cui ricordate di aver sofferto: se ne è valsa la pena, se non avete nessun rimpianto, rancore, tristezza, se provate persino una forma di amore per la situazione, la persona, la circostanza per cui avete sofferto allora potete dire che la sofferenza vi ha fatto evolvere e che avete fatto un passo verso una felicità più elevata rispetto a una semplice felicità mentale.

Cosa conta per voi?

Essere felici veramente oppure convincervi di essere persone positive per la paura di evolvere veramente?

Sophia Molitor

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